Dalla poesia alle tette. Cyrano aveva naso per queste cose.

Ho cominciato un laboratorio teatrale nel settembre del 2016 e, per imparare a interpretare le diverse intonazioni, il nostro insegnante ci diede un pezzettino del monologo dal “Cyrano” di Bergerac. Tale pezzo aveva a che fare con la curiosità della gente che gli chiedeva se il suo naso non fosse troppo ingombrante per le questioni di ogni giorno.

E così mi trovai alle prese con il dover capire come si fosse potuto sentire Cyrano, che non veniva notato se non per questo segno distintivo che lo caratterizzava.

A me hanno sempre distinto le tette. Diciamolo. La croce e delizia.

Crescendo erano un peso, sia letterale che figurato. Crescendo le nascondevo dietro maglioni larghissimi, stile sacco di patate. Poi ho imparato a usarle come arma letale. Poi le ho ignorate. Poi le ho rimesse in mostra. Poi ho imparato a farci pace e a ridere di me e di loro, che erano attaccate a me.

Inventavo battute per la gioia degli altri e per ridere di me, ma non troppo. Perché le tette in fondo rimangono sempre un argomento tabù.

A settembre 2016, mentre cercavo di sforzarmi di capire come si fosse potuto sentire Cyrano, una mattina appena sveglia mi dissi: “Ma io mi sento allo stesso modo quando mi fanno notare che ho le tette. Mi sento allo stesso modo quando non riesco a trovare la taglia del reggiseno, o quando devo mettere due reggiseni sportivi se voglio andare a correre”.

E così mi venne in mente di copiare il monologo, cambiando le parti relative al naso con le tette.

Così, credo, ognuna di noi si sente quando viene apostrofata per un qualsiasi aspetto fisico che la caratterizzi. Così riuscii a memorizzare il monologo e a farlo “mio”.

Mi perdoni Bergerac. Mi perdoni Cyrano stesso.

Il monolgo è il seguente. Disclaimer: il pezzo è originale, l’ho copiato, cambiando soltanto le parti relative al naso-tette. A me ha fatto ridere. Spero possa sortire lo stesso effetto per qualsiasi parte noi riteniamo ingombrante.

E spero possa fare sorridere quelle persone che ritengono le [aggiungete la parola che preferite]  ancora un qualcosa di cui vergognarsi.

 

-Si potea, putacaso dirmi, in tono aggresssivo: “se avessi un cotal davanzale, immediatamente me lo andrei a coprire!”.
Amichevole: “quando mangiate, vi si sbriciola tutto nella scollatura. Fornitevi di un consono bavaglino”
Descrittivo: “sono cocomeri, sono montagne, sono cuscini! Ma che! Sono emisferi gemelli del piacere!”
Curioso: “a che servono queste sue cose o signora? Forse da poggiatesta, o da vassoio per bevande?”
Vezzoso: “amate dunque a tal punto gli uccelli che vi preoccupate con amor materno di offrire alle loro piccole zampe un siffatto balcone?”
Truculento: “ehi madama! Quando vi sbottonate il corsetto, non gridano i vicini di aver visto pallottole volare in cielo? ”
Cortese: “state attenta, che di coteste tette il peso non vi mandi per terra a faccia in giù!”
Tenero: “provvedetele di un tendone protettivo perché le sue belle forme non raggrinziscano al sole”-[:]