Corsa al wc delle donne.
Entri sorridendo , come se fossi in coda per ricevere una medaglia al valore, noti uno stuolo di varia umanità femminile con le gambe incrociate, qualche tipa lungimirante spippola il cell., altre ritoccano il trucco mimando l’urlo di Munch, le più simpatiche passano in rassegna l’abbigliamento di tutte, stilando un dettagliatissimo inventario per i futuri acquisti.
Ti chini per scorgere sotto le porte, ma niente: ad ogni stanzetta corrisponde un paio di gambe.
Finalmente tocca a te, ma ti sorpassa una mamma in fuga, che tiene la figlia sgambettante per l’avambraccio. Ecco che si apre una porta, la TUA, ma esce una tipa adunca che , scuotendo la testa ed arricciando il naso, ti fa ben intendere che il bagno è un porcile e tu sai benissimo, per esperienza decennale, che chi fa così è l’autore del reato.
Entri, mancano nell’ordine: chiavaccio, gancio appendi borsa (e quando mai lo trovi?) carta igienica, copriasse, asse, pareti. Privacy zero, il rumore di una stilla rimanda allo Tsunami.
Grazie all’esperienza di un’amica cubista ho imparato a montare in piedi sulla tazza, ma mentre leggo (scritto col pennarello rosso) che un tizio è propenso al cunnilingus, un tacco scivola dentro…
E addio i buoni propositi di non imprecare contro Santa Toeletta della SS A1, sicuramente una gran cessa.