Cena all’aperto, che passione!

Estate, tempo di sole mare e cene sul terrazzo. L’apparecchiatura informale è ok, ma se la forchetta di plastica si arricciola quando la infili nel petto del pollo perché è troppo caldo, o il coltellino infingardo si spezza anche solo tagliando il burro, allora è meglio consumare usando le mani.
I piatti di plastica sono quella cosa che se ci mangi dentro una pietanza bollente, nel computo calorico totale del cibo ingerito devi considerare anche la celluloide, perché si fonde tutto. Il problema sta nel fatto che poi devi cagare nella differenziata. Spesso i piatti fondi non sono molto diversi da quelli piani, quindi se sorbisci un gazpacho, metà se lo beve la tovaglia.
Parentesi: quando arriva il vassoio col pollo in umido, il petto è come il culo di una donna: prima di prenderlo bisogna chiedere il permesso con circospezione, altrimenti rischi il linciaggio.

La tovaglia va fissata bene al tavolo, soprattutto se è di carta e tira vento, altrimenti rischi di trovartela sempre sulla faccia e rimanere anonimo per tutta la serata, o cenare con l’incubo che qualcosa ti si possa rovesciare addosso, soprattutto il vino rosso (che tinge) contenuto in quei bastardissimi bicchierini di plastica (i quali, avendo il peso specifico di un protozoo, si ribaltano con la forza del pensiero).

Attenzione alla scelta dei tovagliolini, che dev’essere accurata, soprattutto per quanto riguarda assorbenza e grandezza (avete presente le salviette da bar, quelle che più vuoi pulirti la bocca, più la sporchi spargendo l’unto sulla faccia, e se vuoi toglierti il sugo della pasta dalle labbra, devi usarne 3000 per volta? ) .
Il padrone di casa è vivamente consigliato di tenere i commensali al riparo dall’attacco di mosche e zanzare. Evitare di appendere sul tavolo le lampade brucia-insetti (che gli ospiti rischiano di ritrovarseli flambati nel piatto e mangiarli inavvertitamente. In tal caso, prima di ridere mostrando le ali dei moscerini fra gli incisivi, specchiarsi la dentatura nella lama del coltello del pane) o carte moschicide, che sembra di avere un kebab di bestioline appeso sul tavolo tipo spada di Damocle. Posizionare con circospezione le ciotole di citronella, che una sera ne ho centrata una col sandalo e mi sono ustionata una caviglia.
Ricapitolando: posate resistenti, tovaglia assicurata al tavolo, tovagliolini e piatti grandi, bicchieri pesanti, zanzariera di tela appesa al soffitto… Tutta roba che fa rimpiangere il pranzo di Natale in casa, mentre brindi coi bicchieri di vetro davanti al caminetto acceso.[:it]

cena all’aperto

 

Apparecchiare in modo informale è ok.
Ma se la forchetta di plastica si arricciola quando la infili nel petto del pollo o il coltellino infingardo si spezza anche solo tagliando il burro, allora è meglio usare le mani.

I piatti di plastica sono quella cosa che, se ci mangi dentro una pietanza bollente, nel computo calorico totale del cibo ingerito devi considerare anche la celluloide, perché si fonde tutto.

Il problema sta nel fatto che poi devi cagare nella differenziata.

Spesso i piatti fondi non sono molto diversi da quelli piani, quindi se sorbisci un gazpacho, metà se lo beve la tovaglia.

Parentesi, quando arriva il vassoio col pollo in umido, il petto è come il culo di una donna: prima di prenderlo bisogna chiedere il permesso con circospezione, altrimenti rischi il linciaggio.

La tovaglia va fissata bene al tavolo, soprattutto se è di carta e tira vento, altrimenti rischi di trovartela sempre sulla faccia e rimanere anonimo per tutta la serata, o cenare con l’incubo che qualcosa ti si possa rovesciare addosso, soprattutto il vino rosso (che tinge) contenuto in quei bastardissimi bicchierini di plastica (i quali, avendo il peso specifico di un protozoo, si ribaltano con la forza del pensiero).

Attenzione alla scelta dei tovagliolini, che dev’essere accurata, soprattutto per quanto riguarda assorbenza e grandezza: avete presente le salviette da bar, quelle che più vuoi pulirti la bocca, più la sporchi spargendo l’unto sulla faccia, e se vuoi toglierti il sugo della pasta dalle labbra, devi usarne 3000 per volta?

Il padrone di casa è vivamente consigliato di tenere i commensali al riparo dall’attacco di mosche e zanzare.

Evitare di appendere sul tavolo le lampade brucia-insetti, che gli ospiti rischiano di ritrovarseli flambati nel piatto e mangiarli inavvertitamente.

In tal caso, prima di ridere mostrando le ali dei moscerini fra gli incisivi, specchiarsi la dentatura nella lama del coltello del pane.

Evitare anche le carte moschicide, che sembra di avere un kebab di bestioline appeso sul tavolo tipo spada di Damocle.

Posizionare con circospezione le ciotole di citronella, che una sera ne ho centrata una col sandalo e mi sono ustionata una caviglia.

Ricapitolando: posate resistenti, tovaglia assicurata al tavolo, tovagliolini e piatti grandi, bicchieri pesanti, zanzariera di tela appesa al soffitto…

Tutta roba che fa rimpiangere il pranzo di Natale in casa, mentre brindi coi bicchieri di vetro davanti al caminetto acceso.[:]

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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