Colazioni in albergo: l’orda di Barbari all’attacco del buffet

Albergo che vai, colazione che trovi.
Excelsior? Simil-banchetto nunziale.
Hotel a una stella vista discarica? Brioche col tonno, caffè solubile e mela al verme.

E si sa. Quando uno viaggia, a meno che non sia spesato da qualche santo in paradiso o non sia single (cioè non debba mantenere un’orda di figli, mogli e probabilmente anche le amanti), tende a risparmiare su tutto e quindi non va a pranzo fuori.
No. Bensì, si tuffa come la Cagnotto sulla colazione a buffet dell’albergo. Intendo proprio su tutto, eh?
Di prima mattina rucola, funghetti sott’olio, olive marinate nella sabbia, sono commestibilissimi, pur di riempire lo stomaco fino ad arrivare alla cena.

Come in ogni buon pranzo sostitutivo che si rispetti si parte dal salato (anche se sono le 7:00 di mattina) transitando dal salame alle uova alla coque, al prosciutto cotto di silicone (quello a sezione quadrata che ha più nervi di Vittorio Sgarbi), alle fette biscottate in confezione da 2 di mi’ nonna.

E poi vuoi non provare i panini al sesamo, quelli al miglio, agli ossi di seppia tritati, alla curcuma, alla mummia, e imbottirli col formaggio al peperoncino, la cremina spalmabile al plancton, (uuuuh, quella sì che è buooona), la mortadella (più morta che della), e già che ci siamo anche un po’ di burro salato spalmato sulla Nutella, quella in confezioni da 0,000005 mg?

Il vero problema è che l’abbuffo va fatto di nascosto dagli occhi delle spie russe, perché c’è sempre un gufo in sala che non ha tanta fame, o comunque non si fa i cazzi suoi e conta quante volte ciascuno dei presenti si alza, quanti panini ha preso, e precisamente quante dosi di qualsivoglia tramezzino e brioches (piene e vuote) hanno popolato il piatto dei presenti in sala.

La Vedetta spesso è un pensionato incazzato col mondo perché ha i trigliceridi alti oppure una cinese secca che mangia alghe e bachi da seta (sputandone regolarmente il buco del culo perché è sporco e poco croccante).
Il segreto per sfangarla è usare sempre lo stesso piatto per il dolce e il salato, pulirlo bene, avvolgere gli avanzi in un fazzolettino e sotterrarli nel vaso delle calle.
Fondamentale poi tenere in borsa una parrucca, il naso e i baffi finti da indossare ad ogni giro di buffet.

Quando torni al tavolo noterai sempre e comunque qualcuno che ti osserva.
L’importante è procedere con fierezza, a testa alta e fissarlo con lo sguardo interrogativo del “cazzo ti guardi, che ti ho visto sai che hai preso roast beef e olive ascolane, che costano quanto lo stipendio del povero pakistano che sta sparecchiando il tavolo accanto al tuo?”.

C’è chi senza scrupoli si beve 5 caffè (perché tanto sono gratis e col cazzo che do €1,50 al bar dell’aeroporto) e torna in camera saltellando pieno di tic.
C’è chi, stile banda bassotti, infila le nutelline nel doppio fondo della borsa o nella scimmia vuota di peluche con la cerniera sulla schiena.

Ma lo spettacolo più bello sono i bambini che hanno gli occhi più grandi dello stomaco ma riescono a riempirsi i piatti come se fosse il giorno dell’Apocalisse, lasciando poi una montagna di avanzi.
I più fortunati hanno la nonna che se ne fotte dei trigliceridi e si scofana tutto, anche le bucce delle banane, (forse perché è già un po’ che non ne mangia e si è scordata come si fa) .

E adesso scusatemi, mi ha detto la scimmia che è l’ora di tornare in camera.

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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