Succede. Arrivi ai 40 e, passato il giorno del tuo compleanno, in cui tutti cercano di convincerti che quel 4 davanti è fichissimo, tu pensi alle candeline sulla torta e raggiungi la prima consapevolezza: sono consumate perché ci hai messo oltre 1 minuto a spegnerle, visto che ormai non hai più fiato neanche per fare l’alcool test.

Così, ti siedi sul divano davanti ai regali (tra i quali sicuramente spiccherà la Santissima Trinità: completo nero di “Intimissimi”, cofanetto di “Sex and the City” e una candela alla cannella), infili i calzettoni e inizi a cantare “My way” usando come microfono la coda del gatto.

Passerà. Ti ci abituerai.

Ma prima entrerai nella fase della “Non accettazione”, quella fase in cui fai cose che non dovresti perché hai la coda di paglia, perché sai di essere invecchiata, ma non lo vuoi ammettere.

Dunque quali sono i segnali che stai invecchiando? Come combatterli?

Cara Amica, ecco qualche consiglio per te. Da 5 a 1, così non ti spoilero il finalone. Ne ho scelti 5 perché mi sono rotta dei decaloghi. Tutti fanno i decaloghi. Vabbè, l’ha fatto Dio per primo con Mosè, ma in realtà i comandamenti sarebbero dovuti essere 20. Solo che forse non sai – ed è verità – che Mosè era balbuziente e quando Dio, a metà lavoro, gli chiese di rileggere quello che aveva scritto, capì che o gliene dava 10 e rinunciava a qualcosina o gli Ebrei dall’Egitto non sarebbero usciti mai più. Quel 10, dunque, fu un caso.

Ma torniamo a noi e siamo brevi: partiamo da 5 e arriviamo a 1. La domanda è: quali sono i segnali che hai raggiunto i 40?

Quinto posto: Quando ti chiedono “Quanti anni hai?” e tu rispondi “Quanti me ne dai?”.

Eh no cara Amica, qui sei sulla difensiva. Si capisce che hai qualcosa da nascondere. Inoltre facendo questa domanda passivo-aggressiva inneschi un calcolo algoritmico nel tuo interlocutore che gli succhia energie peggio del tapis-roulant della Technogym. Perché l’interlocutore pensa “Allora:  se questa tizia fa così vuol dire che ha circa 40 anni, quindi gliene tolgo 5 e fanno 35, aggiungo 3 perché se le dico 35 capisce che è una presa per il culo e spero che non ne abbia 39 perché sennò non ho arrotondato abbastanza per difetto”.
Quando senti “Mah… te ne darei 38!”, tu sei felice e contemporaneamente anche un po’ delusa perché capisci che l’interlocutore te ne dà chiaramente 40, ma ha tolto qualcosa per farti piacere. Per combattere questo imbarazzo, quando ti chiedono “Quanti anni hai?” imbroglia subito e rispondi secca “38!”, così l’interlocutore sarà costretto a dirti “Ah, pensavo 35!” e tu invece di 2 anni ne avrai guadagnati 5.

quarto posto:  Cominci a comprarti tutto ciò che tuoi genitori non ti hanno comprato durante l’infanzia.

Io ho fatto così con la Barbie “Fior di pesco”. Quando avevo 10 anni la desideravo follemente, ma costava troppo. Così i miei non me la comprarono mai. E mi rimase il rimpianto.

barbie
Anni dopo me la sono comprata su eBay. Ho fatto proprio l’asta e ho dovuto combattere, perché dall’altra parte c’erano evidentemente delle quarantenni che l’avevano desiderata quanto me.
O meglio, meno di me. Perché l’ho vinta io.
Quando è arrivata ho pianto dall’emozione e mi sono riappropriata di un pezzo d’infanzia che non c’è più.
Adesso giace in un angolo dell’armadio, dimenticata. L’ho avuta, non mi interessa più. Tra poco la rimetto su eBay, aspettando una tizia che abbia un paio d’anni in meno di me e che raggiunga presto i 40. Cara Amica, non farlo anche tu, sono soldi buttati: sempre meglio un paio di scarpe. Anche dei cinesi, ma scarpe.

terzo posto: Ti iscrivi a un corso di balli latino-americani.

Questa è la tristezza con la T maiuscola.
Vuoi ballare, perché senti di avere energia e vuoi scatenarti, ma sai che non reggeresti una notte in discoteca, quindi ti iscrivi a questi corsi serali che di solito si tengono in palestre tristi con le luci gialline in quartieri dimenticati della città, quartieri al centro delle politiche dell’Assessorato alla Cultura locale.
Spesso a tenere i corsi sono un cubano o un dominicano arrivati in Italia fingendo amore nei confronti di una che aveva vinto il viaggio ai Caraibi coi punti Fragola dell’Esselunga, che è rimasta incinta durante il Gioco-aperitivo del villaggio e che tornata a casa si è resa conto che l’animatore non la bramava affatto, ma che grazie al matrimonio aveva già ottenuto la cittadinanza.
Amica, evita questi posti: se non per solidarietà femminile nei confronti della tizia sedotta e abbandonata, almeno nei confronti dell’Assessorato alla Cultura che potrebbe impegnare diversamente i propri fondi.

secondo posto:  Fai parte di almeno un gruppo Facebook che inizia con “Sei (x) se..” o “Sei degli anni ’80 se…”.

Cioè. Si capisce che sei vecchia perché hai questa impellente necessità di condividere i tuoi ricordi.
Ti sei iscritta a “Sei degli anni ’80 se…”, “Sei di Chioggia se…”, “Sei un amante dei vinili se…”, “Sei degli anni ’80 se sai cos’è un gettone telefonico…”, “Condividi se ricordi il Dolce Forno Harbert…”.
Se, se, se, se. Coi “se” e coi “ma” non si costruisce la storia. E di certo non costruirai la tua.
Cancellati da questi gruppi, che quasi sempre finiscono con qualcuno che chiede se hai un passeggino usato da regalare o se ti serve un tavolo da 12 da andare a ritirare in loco o se hai una station-wagon per aiutare qualcuno a traslocare.
Vai via da lì. Subito.

primo posto: Guardi necrologi in piazza

necrologi

Questa è la vera fine.
Tu non lo fai apposta, non ci pensi neanche, ma ti fermi a guardare chi è morto.
Almeno un anziano guarda i cantieri (in effetti è l’unico buco che probabilmente può ancora vedere da vicino), ma tu non te ne intendi di edilizia perché, checché ne dica la Boldrini, la muratorA non esiste.
E allora guardi i necrologi e pensi a chi ti ha lasciato, a chi non c’è più.
Se incontri qualcuno che conosci puoi dissimulare dicendo “Necrologi? Li leggo solo per vedere se si liberano nuovi appartamenti”, ma in cuor tuo sai che una Cortina di Ferro è scesa sulla tua giovinezza.
Se arrivi qui, ti rimane una sola cosa da fare: accettare.
Accettare che hai 40 anni, che sei figa comunque tu ci sia arrivata, che avrai le tue tristezze e le tue gioiezze e che comunque vada, ne vale sempre la pena.

Poi, se ti prende un po’ di malinconia, vai a casa, ti infili i calzettoni, metti “My way” a tutto volume e usi come microfono il Babyliss. Perché il gatto col cazzo che si fa prendere.[:]