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La metafora di Vika. La lampadina e i moscerini.

Quando ero più giovane e soffrivo molto per uno dei cinquantamila amoruncoli mancati, Vika, una mia studentessa, mi disse:

“Tu brilli, cara… come una lampadina. Tu emani luce e calore… E che cosa succede quando la lampadina è accesa? I moscerini cominciano a ronzarle intorno e ad appiccicarsi.

“Io ti ringrazio… ma cosa c’entra?” Perché io, all’epoca, non ero ancora diventata russa e quindi ero ancora una fanciulla italiana barbuta e ingenua.

“Voglio dire che è naturale che un moscerino si senta attratto da una lampadina.”

Vika è più alta di me. Io la guardavo dal basso e la adoravo.

“Non dovresti sorprenderti che ti ronzano intorno i moscerini. Tu sei una lampadina!”

Sono passati alcuni anni. Vika ha ricevuto una proposta di matrimonio da un uomo che aveva conosciuto il giorno prima su un traghetto, dopo un anno si è sposata, ha avuto due figli, cambiato paese, imparato due lingue: quella del marito e quella del paese, e acquisito una seconda cittadinanza.

Io ho imparato a depilarmi le braccia.

Finalmente è arrivata la mia fase “sono fica e so di esserlo”.

Un uomo tra i tanti in fila alla posta del mio cuore è rimasto intrappolato nel mio fascio di luce: erano mesi che sapevo che, appena avesse potuto, ci avrebbe provato – perché da quelle come Vika io ho imparato anche la telepatia. Però sono stata onesta; appena lui è partito con i doppi sensi, gli ho scritto:

“Sembra che quando un uomo e una donna si conoscono, l’uomo debba provarci per forza. Sarebbe bello lasciarsi la possibilità di conoscersi come persone e non come prede da conquistare.”

Lui ovviamente ha cominciato a dimenarsi. Quali persone e persone? Se a lui una donna piace, ci prova.

“Il fatto è che non è difficile che io piaccia. Circa l’80% degli uomini con cui ho a che fare ci prova con me.

Lui mi ha detto che sono esagerata.

Se all’inizio avevo il dubbio che potessi avere voglia di scartare il regalo, a questo punto ne ero sicura.

Nei suoi discorsi avevo già passato quella stessa notte a casa sua e poi il giorno dopo eravamo andati al mare e poi dopo tre mesi a Praga e, devo dedurre, ci eravamo fidanzati, perché a un certo punto ha voluto che gli rendessi conto di questo fatto dell’80%.

Perché tu, donna, come puoi essere così sicura di te da lasciarti sfuggire un fico come me ingurgitando pizza con le guance gonfie?

Io gli ho ripetuto le parole di Vika.

Gli ho detto che se un uomo si sbraccia per ricordarmi che sono bella, io non mi scompongo più.

Non sono gli uomini che mi scelgono. Sono io che scelgo loro.

Lui continuava ad arrampicarsi sugli specchi, scivolando di brutto.

Ho lasciato che mi pagasse la cena. Mia madre, che è italiana, mi avrebbe detto che bisogna fare alla romana, per rispetto di sé stesse. Vika mi avrebbe detto, invece, che almeno così ho lasciato che si rendesse utile.

 

Margarita

Nata per puro caso in un posto in Italia, non può fare a meno di emigrare in continuazione in luoghi geografici e immaginari (soprattutto la Russia). Ha una brutta syndrome, ma non si sa quale.

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Margarita

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