L’annoso problema dei pacchi natalizi

[:en]Di pannolenci, carta, cartone, oppure buste, sacchetti, shopper… La gamma dei pacchi natalizi è infinita e si sa, meno le confezioni fanno schifo, più il contenuto è apprezzato e carico di aspettative (spesso deluse, ma è un capitolo a parte).

L’annoso problema si presenta quando, per cause di forza maggiore (traduzione: portafoglio che nemmeno piange, ride proprio isterico), compri un regalo cheap al mercatino di Natale e ti appioppano dei sacchettini stomachevoli  simili a caramelle masticate da cammelli giganti.

Ergo: il pacchetto te lo devi rifare.
Ci sono le buste pronte: bellissime e patinate e che costano più del contenuto. Allora, che fai? Convinta di risparmiare: ideona! Acquisti la carta da pacchi! E’ sufficiente? Magari!…

Servono anche:
la coccarda (che a fare il fiocco ci vuole la laurea o una manualità che nemmeno Bollani);
una spillatrice (che usare lo scotch fa tanto Sud Sudan);
un paio di forbicine nuove (a casa ho delle forbicine da sarta, piccole pure per Trilli Campanellino, o un trincia tacchini da 3 kg. In mezzo, niente);
un bigliettino caruccio, stiloso e opaco, di quelli che pure se scrivi “Buonnn Natalo;” ti danno il Nobel per la Letteratura.

Per un totale di euro 15,90.
Un po’ tantino ma, del resto, bisogna avere un motivo per prostituirsi.

“E poi cercherò di ammortizzarli facendo altri pacchetti”. Si dice.

Ci siamo, carta stesa, regalo al centro, piego un lembo …no, troppo lung… Aspe’… Tagliamo un pezzo spiegazzato. Boh, riproviamo. Non ho seguito la linea del disegn… Uff. Ma, alla fine…. Et voilà!

Rimiro il risultato: un unico lembo di carta senza spille, orecchie e frange, grande quanto un francobollo ma ricavato da un rotolo di 1,80 per 0,70 metri.

Un micio che cammina con la coccarda incollata all’orecchio giocando al volano con la carta appallottolata. Un principio di cefalea a grappolo che mi attanaglia le tempie. Un desiderio irrefrenabile di sputare in faccia al primo Babbo Natale che passa e trascorrere le feste in un eremo con gli stambecchi. Niente male, per due ore di lavoro.

Così, accartoccio tutto (compreso il bigliettino, onde evitare di scriverci imprecazioni) e vado suuubito in cartoleria a comprare una busta di plastica patinata.

Con niente dentro.
Che il regalino cheap è finito nel cassonetto e pure i topi lo schifano.

E poi, col culo che mi sono fatta, mica vorrete pure il regalo!!?[:it]Di pannolenci, carta, cartone, oppure buste, sacchetti, shopper… La gamma dei pacchi natalizi è infinita e si sa, meno le confezioni fanno schifo, più il contenuto è apprezzato e carico di aspettative (spesso deluse, ma è un capitolo a parte).

L’annoso problema si presenta quando, per cause di forza maggiore (traduzione: portafoglio che nemmeno piange, ride proprio isterico), compri un regalo cheap al mercatino di Natale e ti appioppano dei sacchettini stomachevoli  simili a caramelle masticate da cammelli giganti.

Ergo: il pacchetto te lo devi rifare.
Ci sono le buste pronte: bellissime e patinate e che costano più del contenuto. Allora, che fai? Convinta di risparmiare: ideona! Acquisti la carta da pacchi! E’ sufficiente? Magari!…

Servono anche:
la coccarda (che a fare il fiocco ci vuole la laurea o una manualità che nemmeno Bollani);
una spillatrice (che usare lo scotch fa tanto Sud Sudan);
un paio di forbicine nuove (a casa ho delle forbicine da sarta, piccole pure per Trilli Campanellino, o un trincia tacchini da 3 kg. In mezzo, niente);
un bigliettino caruccio, stiloso e opaco, di quelli che pure se scrivi “Buonnn Natalo;” ti danno il Nobel per la Letteratura.

Per un totale di euro 15,90.
Un po’ tantino ma, del resto, bisogna avere un motivo per prostituirsi.

“E poi cercherò di ammortizzarli facendo altri pacchetti”. Si dice.

Ci siamo, carta stesa, regalo al centro, piego un lembo …no, troppo lung… Aspe’… Tagliamo un pezzo spiegazzato. Boh, riproviamo. Non ho seguito la linea del disegn… Uff. Ma, alla fine…. Et voilà!

Rimiro il risultato: un unico lembo di carta senza spille, orecchie e frange, grande quanto un francobollo ma ricavato da un rotolo di 1,80 per 0,70 metri.

Un micio che cammina con la coccarda incollata all’orecchio giocando al volano con la carta appallottolata. Un principio di cefalea a grappolo che mi attanaglia le tempie. Un desiderio irrefrenabile di sputare in faccia al primo Babbo Natale che passa e trascorrere le feste in un eremo con gli stambecchi. Niente male, per due ore di lavoro.

Così, accartoccio tutto (compreso il bigliettino, onde evitare di scriverci imprecazioni) e vado suuubito in cartoleria a comprare una busta di plastica patinata.

Con niente dentro.
Che il regalino cheap è finito nel cassonetto e pure i topi lo schifano.

E poi, col culo che mi sono fatta, mica vorrete pure il regalo!!?[:]

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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