Nella vita, capita a volte di dover fare i conti con i propri limiti. Ed è un momento terribile.

Gli orizzonti sono espandibili solo nella misura in cui ci sia un margine di interesse a nutrirli, una scintilla che scateni la curiosità o la voglia di approfondire un argomento e renderlo, se non proprio, almeno affine.

In alcune occasioni, però, il potere della noia è maggiore a quello della sete di comprensione.

A chi non è capitato, ad esempio, di seguire le proprie inclinazioni e appisolarsi durante una lezione di matematica o una lettura dei Promessi Sposi? Poi, richiamati alla cattedra il giorno successivo, non restava che la finzione: calcoli approssimativi come folletti nel bosco, e personaggi evocati dal miasma dell’improvvisazione.

Per convalidare le nuove teorie, quelle raffazzonate per darsi un tono, ci si avvale spesso di una schiera di alleati altrettanto incompetenti. L’unione fa la forza anche nell’ignoranza. Immaginate una schiera di mani alzate per coprire il compagno durante l’interrogazione e avrete un quadro preciso.

Ma l’apoteosi è quando, rispetto all’inafferrabile, si crea una teoria alternativa, con tanto di regole e prescrizioni.

Ultimamente, ho scoperto che il processo può essere perfezionato con un passaggio ulteriore: rendere le regole valide per un intero paese. Ma non un paese piccolo, uno bello grande: che so, delle dimensioni degli Stati Uniti.

Il presidente Donald Trump il 23 gennaio scorso, ha firmato il decreto che blocca i fondi federali alle ong che sostengono l’aborto.

Sono certa che, mentre firmava, ha pensato a quell’increscioso episodio che gli è capitato al liceo anni prima: quando, giovane, squattrinato e in preda alla passione, al compagno si è rotto il preservativo. La gravidanza che è seguita non è stata facile: difficile giustificarla in un mondo dove solo le donne vantavano la prerogativa.

Anche i validi collaboratori che l’hanno circondano l’hanno seguito, sì perchè i suoi collaboratori erano tutti uomini: pionieri in una società avversa, vantavano pancioni contro potenziali omicidi. E così la combriccola, perfettamente a proprio agio con l’argomento, ha firmato senza sentire necessità alcuna di chiedere il parere a una donna, che sarebbe stato tanto desueto quanto superfluo.

Nello stesso momento la la vicepremier svedese, Isabella Lovin, ha sottoscritto una legge sul clima circondata dalle sue collaboratrici, tutte donne.

In questo caso l’argomento è davvero superfluo, l’immagine parla da sola.