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Relazioni Pericolose (perché il vero amore ce fa una pippa)

San Valentino è passato da un pezzo, e febbraio, il mese dell’amore sta finendo.

Siamo ancora tutti vivi, a parte qualche scandinavo che ha approfittato dell’occasione per mantenere alto il tasso di suicidi in Nord Europa buttandosi da una rupe con la bicicletta (ecologia prima di tutto).

Eppure, dentro di noi qualcosa si è spezzato.

Saranno i cuoricini spalmati ovunque, dalle cartoline d’augurio con le mucche innamorate alle federe dei divani.

Saranno le agghiaccianti poesiole d’amore che circolano su Facebook, che a confronto zucarsi Sanremo è una passeggiata in bicicletta.

Sarà che questa festa ci fa sentire soli, brutti e poveri se siamo single e soli, brutti, poveri e annoiati se siamo in coppia.

Fatto sta che in questo periodo il disagio nell’aria diventa tangibile.

Se però quello che più vi demoralizza è il fatto che persino Charles Manson, serial killer ed ergastolano nonché uomo dal capello improbabile per tutti gli anni ’80 (e ce ne vuole per farsi notare negli anni ’80), abbia trovato l’anima gemella mentre voi ancora supplicate il vostro amico gay di spacciarsi per fidanzato alle cene di famiglia, rasserenatevi.

Manson e la fidanzata non sono mai convolati a nozze a causa di divergenze inconciliabili: lei sperava di ottenere i diritti sulla salma del marito per aprirci un museo, lui sostiene di essere immortale.

Niente cadavere, niente amore, sembrerebbe essere la morale di questa storia.

Per arginare i danni, è comunque sempre bene ricordare che nella vita esiste qualcosa di molto peggio che essere single il giorno di San Valentino o qualsiasi altro giorno, compreso quello del Giudizio, e questo qualcosa è uscire con un tipo improbabile.

Mentre il mondo si preparava per trascorrere la serata più romantica della sua vita, io mi sono chiusa in casa (che ormai è un classico) e ho riesumato nella mia memoria i cadaveri delle storie più improbabili che ho avuto.

Ecco qui, in ordine cronologico, le mie Relazioni Pericolose.

 

L’uomo squillo

Non telefona, non scrive, non manda messaggi. Lui squilla. Squilla soprattutto nel cuore della notte, a lungo, e quando finalmente mi alzo per rispondere, mi attacca il telefono in faccia. Poi sparisce, e io accendo un cero a Sant’Antonio.

Salvo poi riapparire sei mesi dopo, annunciato da un lungo squillare a mezzanotte.

A distanza di anni, spengo ancora il telefono prima di dormire – non sia mai che l’uomo squillo abbia un ritorno di fiamma.

 

Il gemello diverso

Per un certo periodo di tempo, ogni volta che esco con un tipo scopro che ha un gemello eterozigote.

Gli appuntamenti naufragano perché non riesco a fare a meno di immaginarli insieme mentre fanno un numero musicale in smoking bianco.

 

Il tenore alcolizzato

Lo conosco in teatro, è molto bello e affascinante. Peccato si presenti a tre appuntamenti di fila in evidente stato di ubriachezza. Potrei ancora chiudere un occhio, se lui non avesse già più di trent’anni e non fossero le quattro di pomeriggio.

L’appuntamento rischia di concludersi in tragedia – mentre barcolliamo sottobraccio per un parco in fiore, lui si accascia in un cespuglio e non c’è più verso di svegliarlo.

 

Il tanghero (si può leggere con l’accento che preferite, va bene uguale)

Individuo losco e inquietante. Sulla carta si presenta bene – alto, bello, affascinante, parla sei lingue, non che questo serva a qualcosa ma in tempi di crisi va tutto nel curriculum -, è un musicista di professione e un ballerino di tango per passione.

Per tutto l’appuntamento ho la nettissima sensazione che mi farà a pezzi con una mannaia e poi ballerà sui miei resti.

 

Il fanatico religioso

Incontro l’integralista cattolico in gioventù, a una festa Erasmus. Dopo un paio di birre comincia a spiegarmi il Deuteronomio. Io non lo interrompo perché sulle prime non capisco bene di cosa parli, credo mi stia raccontando un fatto accaduto a suo cugino.

Quando afferro il vero senso delle sue parole è troppo tardi, siamo già al Nuovo Testamento e lui è pronto a battezzarmi e a portarmi con sé a Lourdes.

 

Il chitarrista fantasma

Lo conosco tramite amici comuni. Fisicamente non c’è male, è la capa che non funziona. Tipo dalla sparizione facile, ricompare saltuariamente ogni sei-sette mesi, giustificandosi con scuse come “La mia chitarra è stata molto malata”.

Ad un certo punto si scopre che questa chitarra ha un nome, un indirizzo ed è la sua fidanzata.

 

Lo scozzese maniaco del controllo

Mi scrive ogni giorno alla stessa ora. Mi tampina per mail, sms, facebook, twitter – persino Hangouts che non lo usa nemmeno il signor Google – per avere un appuntamento. Fa i salti mortali per mollare l’azienda che dirige (o almeno così dice), delegare ai suoi segretari l’ingrato compito di comandare il mondo e uscire a cena con me.

Tutto questo dura circa tre mesi. Due giorni prima dell’appuntamento, sparisce per sempre.

 

L’uomo ossessionato dalla sua fronte

Un tipo basso e anonimo, apparentemente inoffensivo. Nel corso della serata viene fuori che si è frequentato con una ragazza che poi lo ha appeso per mettersi con il mio ex.

Ci metto una manciata di secondi per capire che questo appuntamento è una forma imbecille di scambio di coppia. Troppo tardi: il tipo attacca a parlare della sua fronte alta – quando è chiarissimo che sta perdendo i capelli, e non poco.

Parla incessantemente per l’intera serata, soprattutto della sua fronte, così incessantemente che non riesco nemmeno a dirgli che devo andare in bagno e poi darmi alla fuga.

Mi guardo intorno in cerca di una via di uscita, ma arriva la pizza. A fine serata ho detto tre volte “ok” e una “no, grazie”, non a lui che non mi ascolta ma all’indiano che vende le rose.

Mi saluta con una minaccia: “A presto!”

 

Il parrucchiere gay

Questo è proprio il colmo. Si presenta: si chiama Jonatas, con la esse. Mi racconta di avere fatto quindici anni di danza classica, ma quando gli chiedo se di professione fa il ballerino mi guarda con aria perplessa. Poi mi risponde con orgoglio: faccio il parrucchiere a domicilio!

Le nostre conversazioni vertono principalmente su sua madre e sui suoi colpi di sole. Tra una dichiarazione d’amore e l’altra, mi consiglia dei prodotti per contrastare le doppie punte. Insomma, il connubio perfetto.

Un mio amico però lo incontra in una discoteca gay vestito solo di un paio di shorts in latex.

 

Il vorrei ma non posso

Mi conosce e decide che non può vivere senza di me. Ma neanche con me, visto che mi molla al primo weekend trascorso insieme. Mentre cerco di capire cosa stia succedendo, ritorna: non può vivere senza di me. Ma neanche con me, ribadisce mollandomi di nuovo tre settimane dopo.

La storia va avanti così: quando è con me vuole stare altrove, quando è altrove vuole stare con me.

Io nel frattempo contatto un esorcista.

 

Il pazzo senza se e senza ma

Qui non c’è niente da salvare. Non importa quanto alto sia il seggiolone da cui è caduto da piccolo: il risultato è atroce.

Chiamate in piena notte, deliri di onnipotenza, mistificazione della realtà, manipolazioni di ogni tipo e persino un paio di crisi psicotiche.

In più è veramente pessimo a cucinare.

Siccome il numero dell’esorcista è occupato, per sicurezza chiamo  il centro antiveleni.

 

Tutti nella vita abbiamo incontrato tipi improbabili.

E nonostante ciò siamo ancora qui. A respingere con forza le cartoline d’augurio coi bovini innamorati, i pelouches a forma di cuore e le citazioni di Massimo Bisotti.

E questo perché, a noi, il vero amore ce fa una pippa.

Despacita

Nacqui giovanissima. Da allora rimbalzo da una figuraccia all'altra, cercando di non affogare.

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Despacita

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