Dove ti sbatto i migranti

Qui da noi i migranti sono arrivati in estate.

Qui da noi è terra lombarda nella fascia prealpina, con molta Lega Nord e tanta storia di Destra e di Chiesa paolotta.
Questi migranti, una quarantina, li hanno messi in una cascina semidiroccata, non so con quali servizi.

Poi credo abbiano dato loro alcune biciclette, perchè sono mesi che vedo decine di ragazzi africani sfrecciare giù dai cavalcavia e fare il pelo ai marciapiedi su due ruote e vivo in un costante stato d’ansia all’idea che possano cadere e farsi male.

Due settimane fa questi ragazzi hanno occupato la piazza del paese per chiedere più cibo, un’occupazione, qualcosa da fare.

Ed è venuto giù il cielo, con tutti i Santi.

Sono stati infatti apostrofati in tutti i modi dai miei religiosissimi concittadini, con un astio e un razzismo talmente violento da farmi davvero temere che potesse succedere qualcosa di brutto.

Poi, passato il clamore e l’indignazione, non se n’è più sentito parlare.

Detto questo, l’emergenza migranti risolta spedendoli un po’ alla cazzo in comunità e località disseminate per l’Italia è un problema enorme sotto gli occhi di tutti.
Questi ragazzi, donne, vecchi e bambini non basta strapparli dalle onde prima che anneghino.

Vanno fatti vivere, in un qualche modo, in un qualche posto.

Non hanno uno status definito, non possiedono beni o denaro ma sono vite umane, che crescono, si ammalano, si riproducono e hanno bisogni e desideri come li abbiamo tutti noi.

Quello che sta succedendo sotto traccia nel nostro Paese è forse peggio del rifiuto plateale: è una finta accoglienza muta e trasandata, nel vuoto istituzionale, gestita nel migliore dei casi grazie al volontariato.

Ma questo travaso di vite, di gente, di storie, di pensieri e di speranze prima o poi esploderà come una bomba, se non ce ne occupiamo in fretta invece di perdere tempo con riforme costituzionali e leggi elettorali.
Amen.[:]

Arianne Lapelouse

Giornalista professionista, mamma e imprenditrice. Osservo il mondo con curiosità. Sono una lente a contatto. Morbida.

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Arianne Lapelouse

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