Tinder spiegato a chi ha le fregole

[:en]Su Tinder ci sono cani e porci.

Soprattutto i secondi, ma è risaputo e non per questo dobbiamo ripudiarlo come quando sei a dieta e ti beccano col dito nella Nutella.
Sembra un argomento vietato ai minori, una vergogna quell’app che ha la fiammella come logo che troneggia sugli smartphone di molti, non ho detto di tutti.
L’hanno pensata giusta, la fiamma della passione per un’app di dating online… Coincidenza?

Momento nerd: molto semplicemente Tinder è una applicazione per cellulari con l’obbiettivo chiaro di facilitare gli appuntamenti con altre persone che stanno vicino a te, grazie alla funzione GPS.

Per me Tinder è un catalogo dell’universo maschile (nel mio caso), come quando sfogliavi il Postalmarket per capire le tendenze, dove puoi scegliere prima chi stalkerare, quello con cui provarci o fantasticare il futuro tra picnic sul prato e le uscite a 4 con la tua amica stronza, stando comodamente seduta sul divano di casa.

Tinder non è solo sesso, dipende da quello che cerchi, dipende da che approccio usi, insomma dipende dal grado d’intensità delle fregole che ti vengono a primavera.

Metti gli ormoni in modalità aereo o sei fregata dopo 30 secondi dal download, goditi il viaggio, allena il dito a scorrere da destra a sinistra per passare di profilo in profilo oppure trasformati in un giudice di Tu Si Que Vales e inizia a votare le foto con un cuoricino verde se vi interessa, con una X rossa se il tipo non fa per voi.

Fin qui è tutto molto bello, poi arriva il momento che scegliete la preda lanciando un cuoricino, lui magari ricambia ed inizia il match, che non è sul ring, ma al massimo può finire sul letto, se siete fortunate.
E’ che prima dell’ipotetico finale da fiaba, potete collezionare un folto album di casi umani, posso catalogarne almeno 3:

Quello che inizierà col il banale “Ciao, come va?”
Che è l’approccio più scontato, che ti fa ricordare i tempi delle medie, delle prime provolate del sabato pomeriggio con quello carino della classe difronte che vedevi solo al cesso, a ricreazione.

Quelli che hanno un profilo talmente figo, con foto fighe, bio figa, insomma una manna dal cielo, che inizia a parlare e ti viene voglia di condividerlo con Cepu. E, inesorabilmente e improvvisamente, il livello di figaggine è sopperito dalla vergogna di desiderarlo muto.

Su tutti, il campione assoluto, è…
quel tipo di uomo che gravita su Tinder cercando palesemente sesso, soprattutto estremo (a parole).
Quello che ricorda i protagonisti dei documentari della National Geographic, vestiti di pelo.
Quelli che sono talmente orientati al ‘famolo strano’ che vedono in questa app una luce in fondo alla loro scorta di Viagra da smaltire, senza rendersi conto che ogni profilo è associato a quello Facebook.
Trovarli è un gioco da cugino di 007, così scopri che il grande stallone alla domenica a pranzo è seduto davanti ad un piatto di lasagne fumanti, della suocera.

Insomma ok Tinder, senza abusarne: è troppo facile passare da un incontro da mille e una notte ad un incontro che ti sognerai ogni notte. Come incubo.[:it]Su Tinder ci sono cani e porci.

Soprattutto i secondi, ma è risaputo e non per questo dobbiamo ripudiarlo come quando sei a dieta e ti beccano col dito nella Nutella.

Sembra un argomento vietato ai minori, una vergogna quell’app che ha la fiammella come logo che troneggia sugli smartphone di molti, non ho detto di tutti.

L’hanno pensata giusta, la fiamma della passione per un’app di dating online… Coincidenza?

Momento nerd: molto semplicemente Tinder è una applicazione per cellulari con l’obiettivo chiaro di facilitare gli appuntamenti con altre persone che stanno vicino a te, grazie alla funzione GPS.

Per me Tinder è un catalogo dell’universo maschile (nel mio caso), come quando sfogliavi il Postalmarket per capire le tendenze, dove puoi scegliere prima chi stalkerare, quello con cui provarci o fantasticare il futuro tra picnic sul prato e le uscite a 4 con la tua amica stronza, stando comodamente seduta sul divano di casa.

Tinder non è solo sesso, dipende da quello che cerchi, dipende da che approccio usi, insomma dipende dal grado d’intensità delle fregole che ti vengono a primavera.

Metti gli ormoni in modalità aereo o sei fregata dopo 30 secondi dal download, goditi il viaggio, allena il dito a scorrere da destra a sinistra per passare di profilo in profilo oppure trasformati in un giudice di Tu Si Que Vales e inizia a votare le foto con un cuoricino verde se vi interessa, con una X rossa se il tipo non fa per voi.

Fin qui è tutto molto bello, poi arriva il momento che scegliete la preda lanciando un cuoricino, lui magari ricambia ed inizia il match, che non è sul ring, ma al massimo può finire sul letto, se siete fortunate.

È che prima dell’ipotetico finale da fiaba, potete collezionare un folto album di casi umani, posso catalogarne almeno tre…

Quello che inizierà col il banale “Ciao, come va?”
Che è l’approccio più scontato, che ti fa ricordare i tempi delle medie, delle prime provolate del sabato pomeriggio con quello carino della classe difronte che vedevi solo al cesso, a ricreazione.

Quelli che hanno un profilo talmente figo, con foto fighe, bio figa, insomma una manna dal cielo, che inizia a parlare e ti viene voglia di condividerlo con Cepu. E, inesorabilmente e improvvisamente, il livello di figaggine è sopperito dalla vergogna di desiderarlo muto.

Su tutti, il campione assoluto, è… Quel tipo di uomo che gravita su Tinder cercando palesemente sesso, soprattutto estremo (a parole).

Quello che ricorda i protagonisti dei documentari della National Geographic, vestiti di pelo.

Quelli che sono talmente orientati al ‘famolo strano’ che vedono in questa app una luce in fondo alla loro scorta di Viagra da smaltire, senza rendersi conto che ogni profilo è associato a quello Facebook.

Trovarli è un gioco da cugino di 007, così scopri che il grande stallone alla domenica a pranzo è seduto davanti ad un piatto di lasagne fumanti, della suocera.

Insomma ok Tinder, senza abusarne: è troppo facile passare da un incontro da mille e una notte a un incontro che ti sognerai ogni notte. Come un incubo.[:]

Valentina Tomirotti

Ciao Eccomi. Soprannome: Pepitosa Descrizione: Di breve non ho nemmeno il nome e cognome. Il rossetto perfettamente indossato e i capelli all’ultima moda. Una principessa eternamente seduta con lingua biforcuta, cervello ad ingranaggi, social dipendente, giornalista per vocazione, comunicatrice ribelle per terapia. Nessun libretto d’istruzioni.

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Valentina Tomirotti

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