Vuoi uscire le tette? Escile e basta

[:en]Facebook ci propone diversi stereotipi di donne da osservare come casi clinici, roba che Freud al cospetto dei post di cotali soggette da tastiera butterebbe via l’agenda, il lapis e anni di studio.

Fra queste tipe sono annoverate quelle che dopo un ‘breve’ provino costituito da un centinaio di selfie, fotoscioppano la foto prescelta, strizzando la vita che manco l’Ape Maya, ingrandendo le tette che in confronto Pamela Anderson è piatta (occhio alle linee rette dietro, tipo porte e angoli di muri, che se i più scafati le vedono arrotondate vi sgamano, care le mie scimmiotte) bucodiculizzando e gonfiando le labbra, allargando gli occhi che manco un lemure del Madagascar, infoltendo i capelli che Moira orfei scànsate, lisciando la pelle che la bambola di porcellana che mi’ nonna teneva sul cassettone in camera in confronto aveva le rughe.

E poi la postano con la didascalia:”Uff, oggi non ho proprio voglia di prendermi cura di me, sono una sciattona”, oppure spiattellando aforismi di Platone, Aristotele, Baricco, Pinco Pallo, senza averli mai studiati, ma sooolo per far capire che bella-non-è-sinonimo-di-oca (non mettendo in conto che lo stereotipo della bella che posta frasi copiate fingendosi intellettuale è il top della poraccitudine) .

Mi raccomando, non provatevi a scrivere sotto “Abbonaaaaaaa, e-sci-le! e-sci-le!” oppure “chettefarei, bbbella intellettualona de stocazzo” che questa perde le staffe, perché nella foto le tette secondo lei non si vedono bene (no macché, l’ha scattata col grandangolo e un gioco di specchi che Narciso in confronto era un dilettante) e non si era accorta che fossero così in evidenza, perché l’ha scattata al volo mentre leggeva un saggio sulla batracomiomachia (uahuahuahuah) .

Esempio foto n.2: occhiali da lettura (finti, da segretaria maiala), ditino in bocca, acconciatura “casuale” col lapis in testa (fatta seguendo un tutorial del parrucchiere di Victoria’s Secret), tette ovviamente in vista, spallina del reggiseno sull’omero e didascalia: “Mentre siete tutti al mare io mi sparo un saggio di semantica e mi scofano una teglia di cannoli alla siciliana”. Ecco, lì mi verrebbe da commentare: ” Abbellaaaa, è inutile che fai un periplo intorno alle monadi di Platone, quando l’unico scopo è evidenziare la tua mona e avventurarti alla degustazione di altri generi di cannoli! ” .

Amiche, se proprio volete far vedere le bocce uscitele con fierezza, postatele e scrivete a corredo: “Queste sono le mie tette, vi piacciono? Io ne vado fiera, alla faccia di quelle con la tavola da surf al posto del petto, domani mi studio una frase interessante da postare, intanto beccatevi queste belle mongolfiere di carne, pugnettari!” .[:it]

uscire le tette

Facebook ci propone diversi stereotipi di donne da osservare come casi clinici, roba che Freud al cospetto dei post di cotali soggette da tastiera butterebbe via l’agenda, il lapis e anni di studio.

Fra queste tipe sono annoverate quelle che dopo un ‘breve’ provino costituito da un centinaio di selfie, fotoscioppano la foto prescelta, strizzando la vita che manco l’Ape Maya, ingrandendo le tette che in confronto Pamela Anderson è piatta (occhio alle linee rette dietro, tipo porte e angoli di muri, che se i più scafati le vedono arrotondate vi sgamano, care le mie scimmiotte) bucodiculizzando e gonfiando le labbra, allargando gli occhi che manco un lemure del Madagascar, infoltendo i capelli che Moira orfei scànsate, lisciando la pelle che la bambola di porcellana che mi’ nonna teneva sul cassettone in camera in confronto aveva le rughe.

E poi la postano con la didascalia:”Uff, oggi non ho proprio voglia di prendermi cura di me, sono una sciattona”, oppure spiattellando aforismi di Platone, Aristotele, Baricco, Pinco Pallo, senza averli mai studiati, ma sooolo per far capire che bella-non-è-sinonimo-di-oca (non mettendo in conto che lo stereotipo della bella che posta frasi copiate fingendosi intellettuale è il top della poraccitudine) .

Mi raccomando, non provatevi a scrivere sotto “Abbonaaaaaaa, e-sci-le! e-sci-le!” oppure “chettefarei, bbbella intellettualona de stocazzo” che questa perde le staffe, perché nella foto le tette secondo lei non si vedono bene (no macché, l’ha scattata col grandangolo e un gioco di specchi che Narciso in confronto era un dilettante) e non si era accorta che fossero così in evidenza, perché l’ha scattata al volo mentre leggeva un saggio sulla batracomiomachia (uahuahuahuah) .

Esempio foto n.2: occhiali da lettura (finti, da segretaria maiala), ditino in bocca, acconciatura “casuale” col lapis in testa (fatta seguendo un tutorial del parrucchiere di Victoria’s Secret), tette ovviamente in vista, spallina del reggiseno sull’omero e didascalia: “Mentre siete tutti al mare io mi sparo un saggio di semantica e mi scofano una teglia di cannoli alla siciliana”. Ecco, lì mi verrebbe da commentare: ” Abbellaaaa, è inutile che fai un periplo intorno alle monadi di Platone, quando l’unico scopo è evidenziare la tua mona e avventurarti alla degustazione di altri generi di cannoli! ” .

Amiche, se proprio volete far vedere le bocce uscitele con fierezza, postatele e scrivete a corredo: “Queste sono le mie tette, vi piacciono? Io ne vado fiera, alla faccia di quelle con la tavola da surf al posto del petto, domani mi studio una frase interessante da postare, intanto beccatevi queste belle mongolfiere di carne, pugnettari!” .[:]

Lucilla Masini

Lucilla Masini, nata a Lucca di cuore toscano, donna mancata, medico mancato, arredatrice forzata, umorista per vocazione.

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Lucilla Masini

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