adesso!

Quei bei pompieri di una volta…

pompieri

 

Klank!
Un rumore sordo e inquietante. L’ascensore si blocca fra piano e piano. Meno male che avevo mangiato ed ero andata al gabinetto.
Quindi almeno due su svariati bisogni sono fuori dalla lista.
In certi momenti bisogna essere pratici.

Suono l’allarme. Non arriva nessuno. Chiamo i pompieri.

Sto lì un quarto d’ora, mi siedo per terra e nel frattempo mi spulcio i brufoli nello specchio, le doppie punte, guardo cento volte che cosa ho in borsa e nelle tasche, faccio le facce, ripasso le tabelline.

Finalmente sento un gran fracasso. Sono i pompieri.

Fra me e me già immagino che figaccioni possano essere, ma la libido cola subito a picco quando uno di loro esclama: «Signoraaa? È lì dentrooo?»
«No, sono lì fuori, sono uscita perché sono mago».

Ma che domande sono? Dove cazzo devo essere se non bloccata dentro? Cosa ti chiamavo a fare, altrimenti? Per giocare a Burraco?

Tanto per tenermi tranquilla ri-urlano: «Senta, stia calma, eh?! Non abbia paura che l’ascensore cada e lei precipiti nel vuoto sfracellandosi a terra, respiri, con calma, sennò ci va in iperventilazione e sviene».

Risultati del corso “Come evitare il panico”.

Ho la malaugurata idea di scherzare: «Alla peggio passatemi una sottiletta dalla fessura, che ci passa».
«Non abbiamo cibo con noi, in servizio».
Il corso “Buttala a ridere” non l’hanno fatto.

Va be’, mi rifaccio pensando all’ipotetico figaccione.
«Si tenga, eh, adesso la tiriamo giù».
Mi tengo? E dove? Per un attimo penso mi dicano “Attaccati al cazzo!”, ma fortunatamente non lo fanno.

Trac trac trac! Con le funi riportano l’ascensore al piano e aprono a mano le porte.

Tre pompieri. Massimo Boldi, Giancarlo Magalli e Massimo Ceccherini, che mi afferrano in tre.

«Tutto bene?»

No. Richiudetemi dentro…[:]

Francesca Bonelli Morescalchi

Toscana fin nel midollo, vive a Bergamo per chissà quale malefatta in chissà quale vita passata. Scrive da quando è nata, per sé e per gli altri. Articoli, Narrativa, Teatro. La lista della spesa, bigliettini di ogni tipo e molte parolacce. Additata e scansata come la peste in quanto antisociale, sostiene con fervore che non è colpa sua, ma del suo dna.

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Francesca Bonelli Morescalchi

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