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Toglietemi tutto, ma non le mie scarpe!

Se c’è qualcosa a cui noi donne non sappiamo rinunciare, beh ecco, quella cosa sono le scarpe.

Bella forza, direte voi, mica si può andare in giro scalze che ci si rompono i collant, no? E invece non è poi così banale, quindi, partiamo dall’inizio. Le prime calzature come le intendiamo noi, comparvero 9.000 anni fa, che mi chiedo come le femmine di specie umana abbiano resistito così tanto con ai piedi due foglie di banano o un opossum scuoiato. I primi tacchi invece, comparvero verso la fine del 1600 e si narra che il Re Sole ne fosse un grande fan. Non tanto di quelli indossati dalle sue belle cortigiane, ma dei rialzi che nascondeva nell’interno delle sue scarpe e che lo facevano sembrare meno tappo. Non so voi, ma a me sta cosa della scarpa con il trucco per guadagnare qualche centimetro in altezza, mi ricorda un politico nostrano che di cortigiane in tacchi ne aveva a pacchi.

Bando alle rime e torniamo alle scarpe. Per noi donne simboleggiano un vero e proprio rito di passaggio. Da bambine tutte abbiamo giocato ad esser grandi con le scarpe di mamma, fino a quando finalmente ne abbiamo comprato il primo paio per noi. Ho le scarpe come mamma, adesso sono una donna. Ricordate l’emozione? Un rito di passaggio, ma anche un capo d’abbigliamento altamente simbolico ed erotizzante. La favola della scarpetta di Cenerentola non è poi così casta come sembra, fatevene una ragione. L’atto così intimo del principe nel prendere tra le sue mani il piedino della sconosciuta fanciulla ed infilarle la scarpetta di cristallo, simboleggia l’unione carnale. Spingendosi ben oltre, avete mai visto un’attrice porno recitare senza scarpe? I tacchi nell’industria del sesso, sono l’unico capo d’abbigliamento non accessorio.

Il piede femminile e quello che indossa, non è solo sessualmente attraente ma addirittura “responsabile” di una devianza dell’affettività detta appunto feticismo dei piedi. Per alcuni individui, il piede è appunto un feticcio da adorare e che scatena in loro una pulsione sessuale funzionale ad esso.
Tornando a noi, le nostre scarpe vanno oltre la semplice moda. Con le calzature che indossiamo mostriamo al mondo chi siamo e noi donne abbiamo armadi pieni di personalità da sfoggiare. Tacco 12 per farsi guardare e ballerine rasoterra per scoraggiare. Infradito in città per la donna allegra ed informale e le Dansko per lei che ha assoluta autostima per poterle indossare. Anfibi come avviso, che con quelli prendersi una pedata nel sedere fa male e sobrie décolleté per la donna che va in ufficio a lavorare.

Resta un ultimo simbolo, il più crudele: quelle scarpe rosse allineate nelle piazze in ricordo delle troppe sorelle uccise dalla mano di un uomo. Qui di frivolo non rimane nulla, che il sangue non va via neanche se le spazzoli forte.
Non pensiate però che le scarpe siano la nostra debolezza, perché in tutte le loro forme e in tutti i colori, sono il totem che simboleggia la nostra forza.   

La Principessa Astronauta

Torinese, classe 1967 quelli della X Generation, quelli troppo impegnati a distruggere per impegnarsi a costruire. Negli anni ’80, sono stata la prima cantante donna di metal estremo in Italia, praticamente la quota rosa ero io. Ho sperimentato il sessismo e usato il sesso e qualche manata ben assestata, per combatterlo. Rossa come le fragole che sono zucchero, ma se sei allergico magari poi ci resti secco.

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La Principessa Astronauta

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