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Smog, fantascienza e giacche rosse

Oggi pranzo con la giacca rossa, la mia camicia preferita, il pane e il sole.
Pranzo in piazza Santa Caterina.
È una piazza perfetta, ordinata, circondata da alberi.
Il cielo è pieno.
Ho lo smalto rosso, una matita gialla per scrivere, le idee confuse e ci sono tante foglie.
I piccioni saltellano.
Fa quel caldo dell’estate, quando sembra tutto muto.
Riesco a mangiare senza pensare, una volta tanto.
Va tutto bene e mastico a tempo di musica, finché non mi viene in mente che non ricordo come mai ho deciso di mangiare in piazza Santa Caterina, oggi.
Di solito pranzo veloce in casa, guardando la Signora in Giallo.
Cosa è successo oggi?
Parte una canzone che adoro e che, però, un po’ mi mette anche tristezza.
Allora faccio un bel respiro.
Ah.
Ecco perché ho deciso di uscire all’improvviso, oggi.
“Torino. Allarme inquinamento, le polveri sottili sono alle stelle. Il consiglio è di stare in casa il più possibile”
Quindi il consiglio è di non aprire le finestre, le porte, fare poca attività all’aperto, insomma: respirare a piccole dosi.
Così, io che fantastico da anni di scrivere una storia di fantascienza, mi sono detta:
“Devo sbrigarmi perché fra un po’ la realtà supererà la fantascienza e non ci sarà nulla da inventarsi”
La realtà sembrerà un film, di quelli post apocalittici, dove il mondo è uguale a prima, gli uomini sono uguali a prima ma in realtà sono cambiate tante piccole cose enormi.
Per esempio, non si potrà più respirare senza pensare che ogni boccata potrebbe farci ammalare.
Non si potrà più mangiare in un parco, sereni, con la musica nelle orecchie, la pelle che scotta e i colori.
Insomma la realtà sarà come un film “niente di che”, uno di quelli confezionati che fanno notizia ma che fanno soprattutto schifo.
Insomma bisognerà sbrigarsi ma intanto
mi è quasi passata la fame. I brutti film mi fanno questo effetto.
Meglio uscire a godersi la possibilità del momento, il sole del momento e tutto il resto.
Ecco perché sono uscita.
E in effetti poi è stato tutto così perfetto che mi sono calmata. Finché non ho fatto quel sospiro che mi ha ricordato che anche respirare forse non è così scontato.
Parte True colors di Cindy Lauper, mi rincuoro e mi torna la serenità.
Torno a masticare a tempo di musica, mi guardo intorno e vedo una donna dietro di me, con le gambe nude, intenta a scavare peli incarniti.
E il cerchio si completa.
Ora tutto è chiaro.
Potrete toglierci tutto ma non ci toglierete mai gli anni 80. E il trash. E quei cazzo di peli superflui.

Enrica Orlando

Scrivo, ascolto musica, rido, mangio caramelle, sono molisana e corro: tutto nello stesso momento. Aiutatemi!

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Enrica Orlando

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