Avevo temporaneamente rimosso quanto Renzi fosse pieno di sé fino a che, poco fa, non ho acceso la tv e il suo ego è sbucato fuori dallo schermo come nei peggiori incubi. 

Non era Nighmare, bensì la direzione PD, che l’inossidabile Mentana stava trasmettendo nella consueta maratona: quella che prima o poi spero vada in onda la notte di Capodanno, con il Chicco nazionale che sboccia lo champagne e fa il trenino con Damilano, Masia e la Sardoni.

Mi concedo due minuti di ascolto delle parole dell’ex presidente del consiglio prima di essere colta da raptus e lanciare il telecomando contro il televisore; poi, all’improvviso, in un fermo immagine compare lui, il peggior incubo di Renzi dopo le lezioni d’inglese: Massimo D’Alema. Al che mi sorge spontaneo un confronto tra i due, ma anche con tutti i personaggi noti che mostrano inequivocabilmente i sintomi della “Sindrome del Superuomo”

MASSIMO D’ALEMA
In mezzo alla marmaglia di “vaffa”, usi alternativi del congiuntivo e dibattiti televisivi in cui mancano solo i rutti come nei film dei Vanzina, lui si distingue come una bottiglia di Barbera d’annata in mezzo ai cartoni di Tavernello e non perde occasione di farlo pesare ai suoi interlocutori. Risulta antipatico pure a sua madre, ma in confronto alla strafottenza di Renzi sembra Groucho Marx.

MASSIMO CACCIARI
Da un Massimo a un altro Massimo, e mai nomen omen vale come in questo casi. Cacciari non è un superuomo, è addirittura oltre. È uno di quelli che eiacula solo a sentire il suono della sua voce, ammesso che una pratica così legata alla natura animalesca dell’uomo sia concepita al suo livello di elevazione spirituale. Quando è ospite nei talk show televisivi, nemmeno si scomoda a replicare con battute sarcastiche a chi non la pensa come lui per rilevarne l’inadeguatezza: si limita a guardare in camera scuotendo un po’ il capo, come si fa con i bambini. Probabilmente pensando: “Ma come cazzo è possibile che non capiate quello che sto dicendo? Perché devo essere qui a perdere il mio tempo prezioso con voi, massa di minus habens?”. La sera si dà il bacio della buonanotte limonandosi contro lo specchio.

VITTORIO SGARBI
E’ l’alter ego di Cacciari, con la differenza che lui eiacula ben volentieri e facendone vanto. Non a caso, la massima di vita recentemente postata su Facebook cita “Il segreto per mantenersi giovani è fare impacchi di figa”, frase che è diventata immediatamente il manifesto di un nuovo concetto di ermetismo. Per alcuni, la sua indiscutibile superiorità sta nell’essere volgare come un paio di leggings leopardati al ballo delle debuttanti, però citando Renoir e Pasolini. Per altri, è di gran lunga superiore agli altri solo nell’essere una testa di cazzo.

MARCO TRAVAGLIO
Appartiene alla stessa scuola di formazione di D’Alema, ossia quelli che si sentono superiori e non perdono occasione di dimostrarlo. La sua arte sta nel farlo con battute ironiche tramite cui riesce a dare del “coglione” all’interlocutore di turno (soprattutto se l’interlocutore rientra nella casistica del politico ignorantello, un po’ ottuso, con il senso critico di un comodino) con una clamorosa supercazzola. Il sorriso perculatore che gli si stampa in faccia quando l’interlocutore prova a replicargli andrebbe annoverato nelle prime cause mondiali di raptus omicidi. Per gli interlocutori, s’intende.

MATTEO RENZI
E’ senza dubbio affetto da “Sindrome del Superuomo” e quando si sposta avrebbe bisogno di un rimorchio per il suo ego. Purtroppo per lui non ha il physique du rȏle e risulta un mix tra mister Bean e Renato Pozzetto. Il suo primo discorso in inglese è diventato emblema del cabaret all’italiana in tutto il mondo. E ancora non avevano sentito parlare Alfano. 

MATTEO SALVINI
E’ il prototipo di leader grezzo, quello che indossa la tenuta dell’eroe senza paura, ma con la macchia di sugo misto polenta e l’ascella importante, perché l’uomo ha da puzzà. Potrebbe rientrare nel concetto di “Superuomo nietzschiano”, se solo capisse cosa significa. 

DONALD TRUMP
Quando gli hanno consegnato la scatola con i codici delle testate nucleari, devono avergli contemporaneamente sparato una siringata di sedativo per cavalli onde evitare che, nel delirio di onnipotenza, scatenasse immediatamente l’Armageddon. Ogni eroe o supereroe ha il suo punto debole: per Achille era il tallone, per Superman la kryptonite, nel suo caso è la tinta per i capelli.[:]