Da piccola sognavo di fare la ballerina classica, quella con il tutù rosa e le scarpette con le punte. In realtà, anche le mie amiche sognavano di fare le ballerine classiche con il tutù rosa ecc ecc.

In pratica, se il sogno comune si fosse realizzato, oggi saremmo tutte “étoiles”, vivremmo nel lago dei cigni e mangeremmo una costa di sedano a pranzo e mezza a cena. Una favola, a parte il digiuno.

Poi arriva la vita vera che ti insegna a camminare con gli scarponcelli e ad andare sulle punte solo per evitare le merde dei cani sui marciapiedi.

Un pò come la storia dei barattoli. Sogni di sposarti per avere chi finalmente chi ti possa aprire le conserve, le marmellate, i sott’oli abbandonati nella dispensa. Se ci pensate bene, il fine della convivenza, stringi stringi, si riduce a questo: svitare barattoli, chiudere sacchetti, piegare tovaglie, svuotare lavatrici e lavastoviglie, caricare la moka la mattina.

OK.

Una ballerina classica non lo fa. Forse, nella nostra scelta infantile, si annidava il desiderio di fare un “grand jeté” sulla quotidianità della vita che ci stava aspettando, piena di pozzanghere, tute di acetato e hot dog. Ormai è tardi per il “plié”. Se ci applicassimo bene, però, potremmo almeno iniziare ad aprirci i barattoli da sole, infilando il coltello sotto il tappo, per esempio, e subito dopo potremmo anche cominciare a richiuderli con meno veemenza per dischiuderli di nuovo senza sforzo.

In completa indipendenza materiale ed intellettuale, ” en dedans” e ” en dehors”. Ed immerse nell’ebrezza del bastarci da sole potremmo finanche chiedere il divorzio, buttar via gli scarponcelli, iniziare a dimagrire , indossare finalmente un tutù.