Caro diario,

Questa mattina mi sono svegliata presto e, dopo aver bevuto in un sol colpo tutti i caffè che normalmente avrei ordinato al bar nel corso della giornata, ho fatto un bella doccia calda.
Poi ho indossato il mio pigiama preferito, – fantasia floreale, blusa fluida e pantaloni a palazzo, a guardarlo sembra un prato fiorito in primavera – e  mi sono recata al lavoro in cucina.

Come sai, sto lavorando alla seconda edizione di La Lista: inventario delle provviste alimentari, con prefazione a cura di mia nonna Jolanda che ha fatto la guerra, e interviste inedite a mia figlia celiaca.
Appena ho finito ho mandato tutto via Whatsapp a mio marito, che mi ha risposto urlando dal corridoio “Il riso integrale c’è già, sta nell’ultimo cassetto”. 

A pranzo abbiamo mangiato tutto quello che era rimasto in frigo e nel pomeriggio sono riuscita a scaricare tutte le foto di Giuseppe Conte con le didascalie oscene che mi mancavano.

Poi ho fatto tre giri del divano e quattro passi sul pianerottolo e il resto del tempo l’ho scordato.

Verso le 17:00, però, ho assistito dalla finestra alla perquisizione del carrello portaspesa dei coniugi Rinaldi, rispettivamente di 80 e 78 anni, denunciati dalla signora Maria dell’interno 17 per aver fatto la spesa alla Coop nei giorni 20 e 21 marzo.
In particolare, ai coniugi mancava il sale e la carta igienica, il che li avrebbe costretti a recarsi la seconda volta presso il supermercato contravvenendo alle disposizioni del decreto.
I due si sono detti completamente innocenti – dormivano, secondo la loro versione –  ma le indagini sono ancora in corso.

Credo, caro diario, che la quarantena ci abbia cambiati, non so se in meglio o in peggio, ma voglio continuare a sperare nel bene e nella bellezza, sognare di tornare sotto il sole in un paese migliore.

Più tardi, con i bambini, abbiamo ripassato L’inno di Mameli e Abbracciame di Andrea Sannino.

No, caro diario, non sto esagerando. Ieri al flash mob ho stonato sulla terza strofa “Stringiamoci a coorte”, e la signora Maria mi ha fatto anche il video e mi ha taggato.
Ho segnalato, ma Facebook ritiene di non poter intervenire in quanto le riprese sono state effettuate a distanza di sicurezza di un metro.

Dove eravamo rimasti? Alle 17:59, puntuale come sempre, ho imbracciato la bandiera nazionale. 

Fuori in balcone regnava il silenzio.

“Signò, mi dispiac’, abbiamo deciso di interrompere pe’ qualche giorno”, ha detto lo studente fuori sede del terzo, pronunciando quelle parole come se niente fosse, ma a me sono arrivate come un pugno in un occhio. Ho lasciato cadere la bandiera e sporgendomi dal parapetto- sarei caduta se mio marito non mi avesse tenuta saldamente per il pigiama – ho urlato:

 “Fratelli d’Italia!” 

Un voce indistinta mi ha mandata affanculo e sono rientrata.