Ormai è risaputo: quando Chiara Ferragni fa qualcosa, letteralmente qualsiasi cosa, è sicuro che si scatenerà un’apocalisse.

Ad esempio quando ha festeggiato il compleanno di suo marito Fedez in un supermercato giocando con la verdura, marito che sullo sfondo, subodorando l’apocalisse, tentava di salvare il salvabile.

Fallendo, peraltro.

Chiara Ferragni è così: the queen of dei gesti inaspettati, sopra le righe, che inevitabilmente fanno parlare.

Questa volta il suo gesto inaspettato ha coinvolto il museo degli Uffizi, a Firenze. Ne avete per caso sentito parlare? Credo che da qualche parte qualcuno ne abbia accennato.

Ma che cosa ci è andata a fare, Chiara, agli Uffizi? Forse ha disegnato un paio di baffi con un indelebile alla Primavera di Botticelli, o le corna alla Madonna del Cardellino di Raffaello, o un reggiseno alla Venere di Urbino di Tiziano?

Niente di tutto questo. Ha semplicemente fatto uno shooting fotografico per Vogue. Iconica l’immagine di lei in shorts strappati davanti al quadro della Nascita di Venere di Botticelli.

Insomma, alla fine della fiera, non ha fatto niente di che. Anzi, ha addirittura invitato le persone ad andarci, nei musei. E il direttore del museo, Eike Schmidt, ha osato paragonarla a Simonetta Vespucci, la musa ispiratrice del Botticelli.

Apriti cielo. Eike, anche tu, cosa mi combini?

Sul web si è scatenato il putiferio. Dopotutto è risaputo che un’influencer non c’entri niente con un museo come gli Uffizi e l’idea che i giovani si avvicinino alla cultura tramite i social deve per forza essere un’aberrazione! Che poi la sua campagna pubblicitaria abbia portato il 27% di giovani in più dentro al museo nel weekend successivo è un altro discorso. Signora mia, dove andremo a finire se anche i musei si fanno pubblicità!

Io non seguo Chiara Ferragni. Se vedeste il mio guardaroba, i miei occhiali da vista non nuovi e neanche abbastanza vecchi da essere vintage, i miei capelli perennemente raccolti in una normalissima coda con un elastico spesso masticato da uno qualsiasi dei miei gatti e il mio conto in banca, non avreste veramente alcun dubbio che, di quello che fa Chiara Ferragni per vivere, veramente non mi interessi una cippa fritta.

Quello che però, con la classica tigna da donna, voglio capire, è perchè tutti siano incazzati con lei. In particolare mi fa ridere la frase: “Se i giovani si avvicinano alla cultura solo grazie ad un’influencer, allora come nazione abbiamo fallito”, detta in tutte le salse e le modalità. Che problema c’è se i giovani scoprono dell’esistenza degli Uffizi da un post anzichè da un vecchio comunicato del Ministero della Cultura?

Molti di quelli che la criticano, fino a quando non è comparsa l’immagine di Chiara Ferragni sulla pagina Instagram degli Uffizi, aprivano un libro e temevano di averlo rotto, gli Uffizi pensavano fossero dei semplici uffici nominati da Jovanotti, ostentavano con orgoglio il “se avrei”, perché “i problemi dell’Italia sono altri, non la grammatica” e adesso si ergono a difensori della cultura italiana?

Machédaverodavero?

Quando ero ragazzina io, come fama l’equivalente di Chiara Ferragni era Costantino Vitagliano. Serve che dica quanto fosse associato a dotte conversazioni nei salotti letterari? Eppure, tanti miei coetanei e coetanee si sono fatti un mazzo tanto per prendersi una laurea, pur avendo il suo petto depilato e le sopracciglia ad ali di gabbiano che li guardavano dal poster sopra il letto.

Che poi Chiara Ferragni sia un’imprenditrice, che parte del suo lavoro sia la comunicazione, che dia lavoro e quindi stipendi a decine di persone (famiglie), che fatturi e che permetta ad altre persone di vendere è un discorso trito e ritrito e non ha certo bisogno di essere difesa. Alla fine mi sa che il problema non è tanto su questioni morali, culturali o altro, è che a tanti, Chiara Ferragni, sta sui maroni. Ho forse torto?

Una donna giovane, bella, con quell’aspetto da bambolina a cui non daresti due lire perché il binomio di bella e stupida è durissimo a morire, che avrebbe potuto scegliere di godersi i soldi di mamma e papà, invece si è data da fare e ha costruito da sola il suo impero economico.

Insomma, a Chiara Ferragni si perdona tutto, tranne una cosa, essere Chiara Ferragni.