E’ fondamentale capire subito una cosa: al gruppo delle mamme Whatsapp non si può sfuggire.

La “mamma sentinella” recupera il tuo numero in ogni modo possibile, legale o illegale e lo immagazzina per sempre in una banca dati da fare gola al call center di Pechino, che ti chiama per offlilti pacchetti di inelnet tleding intelessantissimi.

Comincia naturalmente presentandosi a te con un sorriso ammaliante, modi gentili che sottintendono una gran voglia di essere la tua BFF (best friend forever) perché voi avete tante cose in comune: figli nella stessa classe, siete mamme, non avete mai tempo da dedicare a voi stesse, il pargolo che non mangia la verdura; si passa subito al “ci scambiamo il numero? Così ti inserisco nel gruppo whatsapp della classe” proponendotelo come un affarone! Cioè, è l’obbiettivo più importante al quale una donna possa ambire, dovresti ringraziare per questa grande opportunità! E invece gentilmente declini, immaginando che la graziosa “mamma reclutatrice” incasserà il rifiuto e serberà un meraviglioso ricordo di questa piacevole conversazione.

Infatti, presumibilmente nell’arco della stessa giornata, ti arriverà un messaggio del tipo “Ciao, mi sono permessa di chiedere il tuo numero alla maestra per poterti inserire nel nostro gruppo whatsapp, spero non ti dispiaccia”, ovvero: io so qual è il tuo bene, tu non puoi capire quali enormi vantaggi ricaverai da questa splendida alleanza. E così, quando pensi che il quieto vivere sia importante e dunque potrai semplicemente evitare di interagire con le tue nuove BFF, partono le notifiche.

Cominciano sempre con pregevoli messaggi di altissima rilevanza quali “buon inizio settimana”, scritto su meme glitterato con animazione di suggestivo luccichio di foglie d’alloro (‘cazzo è? Un gruppo di gladiatori romani?), a seguire una profusione di ringraziamenti e pollicioni in su, con tanto di ditone inspiegabilmente nero postato dalla mamma che non ha ancora acquisito la completa proprietà del mezzo e immancabili “ringraziamenti per i ringraziamenti”, giusto per ricominciare il giro. In totale, una media di 63 notifiche per un gruppo medio di una ventina di mamme.

Si passa poi alla fase più importante: il messaggio sovversivo, quello che rappresenta l’anima carbonara del gruppo. La lamentela è spesso priva di fondamenta ma solletica gli istinti più bassi di tutte le tue nuove compagne di viaggio e per aumentare l’effetto selvatico e primitivo della reprimenda, verrà espressa con vistosi errori grammaticali e rigorosamente senza punteggiatura. Questo post incasserà un numero di risposte vicino alle tre cifre, non perché scateni discussioni o pareri contrari ma perché tutte saranno talmente d’accordo da avvertire l’esigenza di ribadirlo più volte rivolgendosi singolarmente a tutte le altre partecipanti: un’orgia di amabili consensi.

Poi ci sarai tu, con un figlio distratto tornato a casa senza sapere quali compiti ci siano per il giorno successivo e dunque deciderai di palesarti con una semplice domanda, posta in maniera gentile, formale e con una punteggiatura decente e il dono della sintesi, tipo: “Buon pomeriggio, sapete dirmi quali compiti sono stati assegnati per domani? Grazie”.

Aspetti. Aspetti. Aspetti.

Non è che non ti vogliano rispondere se per 20 minuti tutto tace, è che stanno preparando tutte le foto da inviarti dei compiti dei loro figli: dall’incipit allo svolgimento, dalle foto “professional” con manine sul foglio/senza manine, alla stanzetta colorata e “che carina questa stanzetta!”, “scusa ma non era da colorare?”, “aspetta, ma il mio ha lasciato quella parte in bianco”, “chiediamo alle altre”, pollicioni, foto delle vacanze, un film di Vanzina, Guerra e Pace in lingua originale e “scusate, ho letto adesso. Di che si parlava?”…

Tu non saprai mai esattamente cosa c’era da fare per casa, ma in compenso, alzando il volume del cellulare, sarà possibile utilizzare il suono delle notifiche per una sessione improvvisata di zumba casalinga della durata indicativa di circa un’ora e mezza.