Nella sala tutto è ormai pronto: i tavoli sono stati approntati per il grande banchetto che seguirà all’inaugurazione, i rinfreschi fanno bella mostra di sé nelle coppe di cristallo, gli addobbi realizzati con le spighe e le pale di legno intagliato fanno bella mostra di sé sulle pareti, i vasi di ceramica di   Sevrès sono stati accuratamente riempiti con profumati fiori primaverili.

 

I fiori sono stati un colpo di genio di Salviati, detto l’Infarinato, che ha anche pensato al motto dell’Accademia, il petrarchesco verso “Il più bel fior ne coglie, a sottolineare le alte pretese di questa nuova combriccola di letterati. I musicisti stanno accordando i loro strumenti, in attesa di esibirsi davanti ad un pubblico raffinato e selezionatissimo.

L’emozione vibra nella sala. I membri della “brigata dei crusconi”, come hanno deciso di definirsi, circondano il piedistallo su cui è stato collocato il “Frullone”. Fieri e tronfi, nei loro elegantissimi abiti, si guardano l’un l’altro di sottecchi. Andrà bene? Il mondo è pronto per loro? Queste le domande che, tacitamente, passano dai loro sguardi.

 

Ad un tratto un sordo rumore proviene dal bassoventre di Bernardo Zanchini, il Macerato. Un olezzo immondo, una miscela esplosiva di zuppa di fagioli e tensione, si diffonde per l’aere. Oddio, no. Altro che chiare, fresche e dolci arie! A momenti le porte si apriranno e, dopo tutto il lavoro svolto per creare un ambiente elegante e ricercato, la prima impressione –quella che conta! – che riceveranno gli ospiti sarà rovinata da… un peto!

 

Francesco Sabatini, detto il Ventilato, non perde tempo. Tra tutti è l’unico ad avere la prontezza necessaria per risolvere la situazione. Immediatamente si fionda sulla finestra centrale, strattona le tende e la spalanca. Una fresca ventata invade la sala, danza tra i tavoli, scaccia la puzza e –ahimè! – insiste tra i vasi dai delicatissimi fiori. Un turbine di petali s’innalza ed invade lo spazio. Attoniti, i Cruscanti rimangono basiti ad osservare la scena. Una timida voce si innalza dal fondo della sala. È la Cecca, la domestica, che sta finendo di sistemare le vettovaglie.

“Orsù, non è poi così male! Direi che…ecco… dà un effetto… PETALOSO!