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Ore cinque. Un pomeriggio come tanti in quel di Lagos. Sono sul balcone, a godermi la brezza calda che soffia da sud, quando un pungente odore di vernice cattura la mia attenzione.

Non ho dubbi sulla sua provenienza, ma alzo comunque lo sguardo in quella direzione per conferma. I miei sospetti erano fondati.


A 100 metri in linea d’aria dal mio olfatto, in effetti, è appena stato installato un cartello appena verniciato che promette delizie infinite per buongustai: cibo 24 ore. Chiaro. Conciso. Infraintendibile.
L’ultima trovata di marketing per uno dei locali della città più versatili.
Da quando è stato aperto, pochi anni fa, io e e mio marito siamo stati i testimoni diretti di tutte le iniziative ivi promosse. Senza mai metterci piede. Anzi, senza mai muoverci dal balcone di casa nostra.
La prima, grande trovata, è stata quella di costruire un padiglione adiacente al locale in muratura vero e proprio, una tettoia convessa adatta agli usi più svariati, dalla proiezione su maxi schermo di partite di calcio, a concerti dal vivo (alcuni notevoli, devo dire), alla serata Karaoke (come spesso accade, al limite dell’agghiacciante). Per alcuni mesi, ci siamo stupiti della varietà offerta agli avventori che, in ogni serata della settimana, potevano trovare un’offerta diversificata per tutti i gusti. Poi, qualche tempo dopo, lo staff del locale ha avuto un’altra trovata geniale: l’installazione di pannelli luminosi su due pareti fronte strada, che di sera avrebbero dovuto richiamare l’attenzione degli automobilisti e costringerli ad una sosta per godere delle numerose offerte in programma.
Non contenti di aver avviato una programmazione notturna sostanziosa, si è aggiunta l’attività diurna di yogurteria, anch’essa ampiamente pubblicizzata da cartelloni verniciati.
Ma non era finita qui.
Spesso il locale organizzava eventi mondani, prevalentemente legati al mondo della moda, e la strada si riempiva di musica e colori. Insomma, per noi spettatori da balcone è spesso stata fonte di divertimento (soprattutto il Karaoke, se devo essere sincera).
Poi il tracollo.
Niente. Non girava. La città è talmente grande e i suoi abitanti così capricciosi, che il nostro povero localino ha iniziato a diminuire il numero degli eventi, limitandosi ad un paio alla settimana.
Una sera, credo sull’orlo della disperazione, ha iniziato a campeggiare una scritta a caratteri cubitali, che recitava: “Stasera ragazze calde“. Dal karaoke al nightclub nel giro di un amen, insomma.
Infine il nulla.
Per mesi non abbiamo più dovuto mettere i tappi nelle orecchie per non sentire il rullio dei tamburi o le note storpiate di “No, woman no cry“. Le luci spente, il parcheggio vuoto.
Abbiamo temuto il peggio.

Ma da qualche settimana le attività sono riprese. Per prima cosa i pannelli luminosi sono stati sostituiti. Poi abbiamo iniziato a scorgere squadre di operai al lavoro. Che fosse in atto una ristrutturazione in grande stile? Che fosse in programma un grande evento?  Eppure quando le luci si sono di nuovo accese, poche sere fa, di avventori nemmeno l’ombra. Ma ora, con questa nuova iniziativa, chi ha più dubbi? Il locale è vivo come mai prima d’ora. 24 ore di cibo al giorno.  Chissà quali delizie, quali manicaretti, quali prelibatezze accoglieranno da oggi in poi gli avventori…

Ora, per quanto auguro loro il pieno successo, un dubbio si fa strada nella mia mente bacata, una pericolosa associazione di idee, forse veicolata dall’aver recentemente letto un articolo sul valore rituale del cannibalismo nelle società tribali: che fine hanno fatto le “ragazze calde”?[:it]

Ore cinque. Un pomeriggio come tanti in quel di Lagos. Sono sul balcone, a godermi la brezza calda che soffia da sud, quando un pungente odore di vernice cattura la mia attenzione.

Non ho dubbi sulla sua provenienza, ma alzo comunque lo sguardo in quella direzione per conferma. I miei sospetti erano fondati.


A 100 metri in linea d’aria dal mio olfatto, in effetti, è stato installato un cartello appena verniciato che promette delizie infinite per buongustai: cibo 24 ore. Chiaro. Conciso. Infraintendibile.
L’ultima trovata di marketing per uno dei locali della città più versatili.
Da quando è stato aperto, pochi anni fa, io e e mio marito siamo stati i testimoni diretti di tutte le iniziative ivi promosse.
Senza mai metterci piede.
Anzi, senza mai muoverci dal balcone di casa nostra.

La prima, grande trovata, è stata quella di costruire un padiglione adiacente al locale in muratura vero e proprio, una tettoia convessa adatta agli usi più svariati, dalla proiezione su maxi schermo di partite di calcio, a concerti dal vivo (alcuni notevoli, devo dire), alla serata Karaoke (come spesso accade, al limite dell’agghiacciante).
Per alcuni mesi ci siamo stupiti della varietà offerta agli avventori che, in ogni serata della settimana, potevano trovare un’offerta diversificata per tutti i gusti.

Poi, qualche tempo dopo, lo staff del locale ha avuto un’altra trovata geniale: l’installazione di pannelli luminosi su due pareti fronte strada, che di sera avrebbero dovuto richiamare l’attenzione degli automobilisti e costringerli ad una sosta per godere delle numerose offerte in programma.

Non contenti di aver avviato una programmazione notturna sostanziosa, si è aggiunta l’attività diurna di yogurteria, anch’essa ampiamente pubblicizzata da cartelloni verniciati.

Ma non era finita qui.

Spesso il locale organizzava eventi mondani, prevalentemente legati al mondo della moda, e la strada si riempiva di musica e colori.
Insomma, per noi spettatori da balcone è spesso stata fonte di divertimento (soprattutto il Karaoke, se devo essere sincera).

Poi il tracollo.
Niente. Non girava. La città è talmente grande e i suoi abitanti così capricciosi, che il nostro povero localino ha iniziato a diminuire il numero degli eventi, limitandosi ad un paio alla settimana.
Una sera, credo sull’orlo della disperazione, ha iniziato a campeggiare una scritta a caratteri cubitali, che recitava: “Stasera ragazze calde“. Dal karaoke al nightclub nel giro di un amen, insomma.
Infine il nulla.
Per mesi non abbiamo più dovuto mettere i tappi nelle orecchie per non sentire il rullio dei tamburi o le note storpiate di “No, woman no cry“.
Le luci spente, il parcheggio vuoto.
Abbiamo temuto il peggio.

Ma da qualche settimana le attività sono riprese. Per prima cosa i pannelli luminosi sono stati sostituiti. Poi abbiamo iniziato a scorgere squadre di operai al lavoro. Che fosse in atto una ristrutturazione in grande stile? Che fosse in programma un grande evento?
Eppure quando le luci si sono di nuovo accese, poche sere fa, di avventori nemmeno l’ombra.
Ma ora, con questa nuova iniziativa, chi ha più dubbi? Il locale è vivo come mai prima d’ora. 24 ore di cibo al giorno.  Chissà quali delizie, quali manicaretti, quali prelibatezze accoglieranno da oggi in poi gli avventori…

Ora, per quanto auguro loro il pieno successo, un dubbio si fa strada nella mia mente bacata, una pericolosa associazione di idee, forse veicolata dall’aver recentemente letto un articolo sul valore rituale del cannibalismo nelle società tribali: che fine hanno fatto le “ragazze calde”?[:]