A casa mia stiamo contrattando una Brexit casalinga: la fuoriuscita di mio marito dal lettone.

Intendiamoci, non stiamo parlando di una vera e propria separazione; anche la geografia insegna che, nonostante la Brexit, l’Inghilterra non può decidere decidere di annettersi a Cuba… sempre in Europa sta. Non si tratta quindi di una questione di sostanza, ma di puro opportunismo, per rendere migliori i rapporti di convivenza all’interno degli stessi confini.

Tutto è cominciato con una necessità funzionale: l’ernia di mio marito.
Vuoi il materasso poco adatto, vuoi il continuo svegliarsi di notte, vuoi che le poche volte che dormiva io lo svegliavo lo stesso perché russava… insomma, una serie di circostanze lo hanno convinto ad avanzare una temporanea richiesta di spostamento dal lettone al lettino della cameretta.

Io ho reagito come il presidente dell’Unione Europea quando ha sentito la May la prima volta al telefono…. ma è scandaloso, inammissibile, logisticamente non sostenibile!

Ma necessario.

E quindi una delle figlie si è spostata temporaneamente a dormire con me nel lettone, scoprendo sera dopo sera i vantaggi di questa nuova situazione. Un po’ come se dalla UE uscisse l’Inghilterra ed entrasse di soppiatto la Svizzerra. Rispetto ad un chiassoso hooligan che si addormenta di sasso russando dopo una birra media, mi sono ritrovata nel letto una graziosa ragazzina bionda con le lentiggini a cui piace addormentarsi leggendo un libro e ascoltando la musica classica.

Difficile pensare di tornare indietro…

Anche la figlia grande fa capolino ogni tanto, dopo anni in cui ormai snobbava il lettone, attratta da questa nuova dimensione fatta di luce soffusa, profumo di margherite e cori yodel in lontananza.

Ma il giorno della resa dei conti arriva per tutti e, dopo l’operazione, mio marito ha cominciato a pretendere il ritorno nel lettone. Noi abbiamo resistito ancora un paio di settimane, con dichiarazioni alla stampa di prossime larghe intese, fino a che il Grande Elettore non è venuto a chiedere di diritto il suo posto in parlamento.

E allora, ispirandomi a Teresa, ho organizzato un referendum casalingo: tutti i referenti politici attivi tra le mura domestiche sono stati chiamati a votare e ad esprimere la loro posizione rispetto all’annosa questione: chi ha diritto ad un posto nel lettone.

Proprio come in Inghilterra, le giovani generazioni si sono dimostrate più lungimiranti, esprimendo la volontà di rimanere all’interno dell’unione casalinga del King Size,  mentre le vecchie generazioni, arroccate sulle loro posizioni tradizionali, hanno purtroppo decretato una soluzione di netta separazione tra genitori e figli, con tanto di muro al confine (porta chiusa) e tasse doganali (bacino della buonanotte).

Io spero ancora in un nuovo referendum, ma nel frattempo ringrazio Teresa May per questa ulteriore scadenza…. ho tempo fino al 31 ottobre per negoziare una nuova soluzione.