«Dove vanno a finire i calzini, quando perdono i loro vicini? Dove vanno a finire beati, i perduti con quelli spaiati, quelli a righe mischiati con quelli a pois, dove vanno nessuno lo sa».

Vinicio Capossela, Il Paradiso dei calzini.

Chi siamo?

Da dove veniamo?

Dove vanno a finire i calzini spaiati?

Quest’ultimo punto è da sempre argomento di dibattito. La comunitá scientifica si divide.

Alcuni credono che l’errore parta dall’alto, dalla Mano separatrice, che li inserisce erroneamente in due categorie di colori differenti e pertanto, dopo il lavaggio e la centrifuga, uno dei due avrà mutato leggermente sfumatura, tanto che, a primo colpo d’occhio, sará impossibile riconoscerlo e verrà così archiviato.
Altri dicono che rimangono agganciati all’oblò e non si libereranno se non al lavaggio successivo, quando però la sua metà già sarà stata abbandonata al suo triste destino.
Chi può saperlo? In ogni caso, questo rappresenta una costante per le nostre vite e si auspicano maggiori risorse da investire per ricerche future.

Io e mio marito abbiamo creato una sorta di Limbo dei calzini che chiamiamo “la busta degli orfani”.
È un luogo-stand-by, una sorta di casa-famiglia dove ognuno di loro rimane in attesa di un futuro improbabile ricongiungimento col prodigo gemello.
Un luogo dove nessun calzino possa sentirsi solo e possa raccontare la sua storia ad altri che, come lui, hanno subìto la stessa perdita e assieme condividere speranze e progetti.

Succede raramente, ma volte capita che, dopo due lunghe settimane di agonia, proprio ieri, uno di loro ha avuto il suo lieto fine.
Il ritrovamento è avvenuto con successo dopo un mandato di perquisizione presso i meandri dell’oblò.
Era stanco, malandato, scolorito, ma ancora presente tra noi.

Grande giubilo, incredulità e commozione nella busta degli orfani.

“Lasciatemi stare ora – ha dichiarato il fortunato calzino agli inquirenti – voglio solo riabbracciare mio fratello.”