Finalmente mettete via i sandali, voi, o donne che non sapete esattamente che misura di scarpe portate e per essere sicure le comprate sempre di una misura di troppo.

Finalmente potrò riappropriarmi di quel tempo che giornalmente, da aprile, dal primo spuntar d’alluce, mi avete rubato, attirando il mio sguardo su quelle dita che sbordavano dalla punta del sandalo fino a toccar l’asfalto oppure su quell’area che avanzava dietro al tallone, sempre perché la scarpa è una misura di troppo e lascia dietro al calcagno una superficie così ampia, che se si trovasse in medio oriente, ci sarebbero scontri a fuoco per la sua annessione e ne parlerebbero al tg tutte le sere.

Immagino quando mi faranno i conti definitivi nell’aldilà. Verrà fuori che nella mia vita avrò passato chissà quante ore scuotendo la testa e guardando piedi malcalzati di altre donne. Un tempo che, per quanto esiguo – mi diranno al giudizio universale- avrei potuto trascorrere in modo decisamente più proficuo studiando lingue straniere in disuso o scaccolandomi estensivamente.

Ora, come si fa a non rendersi conto di avere sbagliato a comprare la misura delle scarpe?

Quando cammini con le scarpe di una misura di troppo, specialmente se si tratta di modelli con il tacco, il piede ti scivola in avanti, la fascetta ti stringe le dita che si mischiano disordinate e tentano di sfogare come una cascata in piena fuori dalla punta, là oltre i confini della suola, dove osano,infimi, i mozziconi di sigaretta, le gomme masticate e le sputazze. E con la suola plateau, la suspense aumenta, le dita pencolano nel vuoto, con l’espressione disperata dell’aspirante suicida non troppo convinto e senza pompieri di sotto che l’aspettano col telo di sicurezza.

Il sandalo una misura di troppo, fa male quanto e forse più del sandalo di una misura troppo piccola, perché il piede smotta e le fascette laterali si consorziano per crearti all’alluce e al mignolino vesciche inguaribili fino all’epifania (e siamo solo a maggio). Nel frattempo, in zona tallone, la striscia di Gaza avanza, si amplia, disturbata solo dallo sciatto sciabattio che ti tocca fare per portarti appresso una scarpa nata non per essere tua, ma per una che il 39 lo porta davvero.

E le scuse sono mille.

Mi scivola avanti il piede perché ce l’ho magro. NOOOOOOOO!

È perché dovresti comprarti il 38 e non il 39, e quel centimetro e mezzo di differenza in lunghezza fa differenza anche in larghezza e il piede ti scivola in avanti, perché la scarpa è lunga per te, lungaaaaaa!

Mi avanza spazio dietro, perché ho il piede largo e devo prendere una misura in più. NOOOOOOO!

Non dovevi comprarti quel modello di scarpe, non fanno per te. Se porti il 35 di lunghezza e il 42 di larghezza, non puoi prendere scarpe sfinate a pianta stretta, devi rassegnarti e cambiare modello.

Perché non tutto sta bene a tutte. Io avrei sempre voluto un costume da bagno col reggiseno a fascia, ma ho sempre rinunciato, perché sono tettona e la IV nel reggiseno a fascia fa l’effetto della scamorza sconfitta, detto anche Provola di Caporetto.  Bisogna saper rinunciare.

Dite la verità, i sandali li comprate da sole e decidete di comprarli indossandoli da sedute. Perché se foste con un’amica vera, e dico “vera” e vi metteste in piedi, o solo vi giraste a guardarvi i talloni, vi rendereste conto che, anche quando la pelle della scarpa è ancora nuova e bella tesa, il piede un po’ slitta, perché la scarpa è una misura di troppo, lunga e dietro qualcosa avanza, sempre.

La striscia di calzata che è di troppo dietro, adesso, nel momento della prova è ancora una fettina di luna nuova, ma già si vede che ha dentro una grandissima voglia di crescere di espandersi e diventare regione a statuto autonomo.

Dite la verità, mentre le provate, lo vedete anche voi che un filino avanza dietro, vero? E cosa vi dite per mettervi tranquille, o peggio ancora cosa vi dice la vostra amica vera,stronza, che godràvedendovi andare in giro con un paio di sandali da 200 Euro che vi stanno uno schifo?

Prendili quei sandali, tanto poi si restringono.

NOOOOO. La pelle non si restringe, è la lana che lavata a 100 gradi, più che restringersi implode diventando buco nero.

La pelle non si restringe, mai.

Quando va bene, come nel caso della vernice, resta come è, invecchiando diventa più dura, una lamieracapace di reciderti il tendine di achille, manon si restringe.

Quando va male, come nel caso del camoscio, invece si allarga, si sforma, si lascia andare a volte anche arrivando al raddoppio di superficie.

Ma ora, finalmente è autunno, finalmente arrivano le scarpe chiuse, finalmente che misura portate e che misura comprate è un segreto che rimane solo vostro. Almeno fino al sandalo gioiello che, purtroppo, sicuramente, metterete per capodanno.