Riceviamo ed eccezionalmente pubblichiamo.

Di solito, accettiamo solo articoli scritti da donne.

Questa è invece una lettera, è scritta da un uomo ed è una storia terribile.

Ma è buona norma, a volte, mettersi nei panni altrui e avere onestà intellettuale e… insomma boh leggete.

 

La Groenlandia mi ha sempre affascinato.

Forse il freddo, il fatto di avere 0,027 abitanti per km quadrato, il silenzio…

Ma, anche se ho viaggiato parecchio, non ci sono mai andato.

Perché la Groenlandia è la rinuncia al mondo: ci vai quando è davvero “basta”.

Non so perché penso questo. A volte, penso cose strane.

Ad esempio, non ho mai capito perché alcune persone abbiano una sorta di ossessione per i contenitori.

Cioè, intendiamoci! Lo so, che al mondo esistono le persone intelligenti e gli idioti.

Io, ad esempio, sono un idiota.

Sono di quelli che, prima di comprare un garage, comprano un’auto.

Ma ve l’ho detto: sono un eccentrico. Un bizzarro. Un idiota.

Le persone intelligenti si comportano diversamente.

E, spesso, hanno questa ossessione per i contenitori.

Non importa quali. L’importante è che contengano.

E che siano tutti, sempre, indistintamente vuoti.

 

Eh sì, perché se i contenitori si riempiono con qualche ‘contenuto’, non sono più contenitori.

Diventano porta-qualcosa.

Anche se prima erano porta-qualcos’altro.

Mi spiego: se io (l’idiota) ho un posacenere, per via del mio cervello banale, ci metto la cenere.

Se, invece, il posacenere rimane a lungo vuoto, per certe persone diventa…?

Esatto! Un contenitore.

Ma (attenti eh?) se in questo ‘contenitore’ (proprio perché è due giorni che è vuoto quindi ‘non lo usava nessuno’) ci si mettono dei bottoni…. Diventa d’ufficio un porta-bottoni!

Non un posacenere con dei bottoni.

Proprio un autentico, stiloso e appositamente pensato porta-bottoni.

Se tu, persona improvvida, cerchi il posacenere e, trovatolo, vorresti usarlo per lo scopo per il quale fu creato, dimostri solo di essere ciò che sei: un idiota. Non lo vedi che è un porta-bottoni?!

 

Ora, queste persone possono essere di ogni tipo, nazione, ceto sociale e credo religioso.

Ma novecentonovantanove volte su mille, sono donne.

La millesima è Enzo Miccio.

No no no! Fermi tutti! Capiamoci subito.

Non si chiama ‘sessismo’. Si chiama ‘osservazione della realtà’.

La realtà è spietata. E la realtà è:

Gli uomini collezionano viti spaiate (non si sa mai), lampadine bruciate (“cosi so che tipo comprare”, frase pronunciata nel 1996 e quattro case fa), cassette vhs, dagherrotipi.

Ma mai mai mai mai MAI contenitori.

MAI.

Mia moglie, invece, sì.

Abbiamo (ha) circa novantadue borse  che, da sciocco, io credevo fossero accessori moda.

Abbiamo (ha) circa trentadue vassoietti che, da idiota, credevo fossero svuota tasche.

Abbiamo (ha) circa centodue strutture in cartone che, da coglione che sono, credevo fossero scatole da scarpe.

Ma, in realtà, sono un’altra cosa.

Contenitori.

Ma la vera essenza è in cucina.

Tre pensili pieni di Tupperware.

Di ogni forma e dimensione.

E vuoti.

Tutti.

I pensili pieni di Tupperware sono insidiosi e popolati da demoni malvagi.

Se, per qualsivoglia motivo, ne guardi uno… cadono tutti.

Se non hai una stola viola al collo, crocifisso e acquasanta è meglio non avvicinarsi ai Tupperware.

Ma io, ahimè, l’ho fatto.

Lo so, non dovevo.

Nei film horror non si scende mai in cantina da soli, nei film porno non ci si china mai a raccogliere qualcosa e in casa mia non si devono mai aprire i pensili dei Tupperware.

Ma l’ho fatto.

L’ho fatto per tentare di capire finalmente PERCHE’ un essere umano (casualmente donna) stipasse così tanti contenitori, per tenerli vuoti.

E, contemplando quel capolavoro di aria organizzata, alieno e bellissimo come le pianure di Nettuno, sono stato sul punto di capire. Certo! Uno per il pollo, l’altro per la parmigiana, uno per tenere sottovuoto, l’altro per le zuppe, e poi quello per le tisane o per la paella, il sushi, lo zighinì, il seitan, le bacche di goji, la quinoa e persino uno per immagazzinare l’aria di montagna e sniffarla a casa.

E ho capito!

No, mia moglie non è una pazza schizofrenica ossessionata ma una persona assennata e previdente.

Perché se hai un posto per ogni cosa, prima o poi ogni cosa andrà al suo posto.

La poesia. La genialità. Il sogno di un mondo finalmente perfetto.

Poi qualcosa ha fatto vacillare la mia mente.

Questo.

 

Un Tupperware da 5 cm per 5 cm.

L’ho fissato a lungo, mentre il mio cervello compiva capriole nel cranio nell’inutile sforzo di capire.

C’era solo una spiegazione.

Ma dovevo chiederle. Glielo dovevo!

Così, modulando la voce, ho detto:

“Amore?”

La sua voce è giunta dal soggiorno: “Sììì?”

Ho parlato dolcemente, cercando di restar calmo:

“Scusa, tesoro, ma perché abbiamo unCAZZO DI TUPPERWARE DA CINQUE CENTIMETRI? CHE STRACAZZO PENSI DI FICCARCI DENTRO, PORCA TROIA DI QUELLA PUTTANA MALEDETTA???!?!?”

E la risposta, serena e permeata di follia, ha fatto annichilire la mia mente e crollare il mio mondo.

“Cose piccole.”

 

Adesso sono tre mesi, che vivo a Nord.

Si chiama proprio così: Nord. È la base più a nord della Groenlandia.

Ci viviamo io e 4 ufficiali danesi molto gentili.

Anzi, tre.

Ieri uno mi ha domandato se avessi un Tupperware.

Gli orsi bianchi hanno fatto il resto.