Ci sono giorni che non vorresti dimenticare, perché sono stati talmente luccicanti che sarebbe meglio tenerseli di scorta per quando arriveranno quelli di merda, e poi ci sono giorni che invece vorresti proprio cancellare ma non puoi.

L’11 settembre 2001 ero in ufficio ed ero sola perché avevamo appena trasferito la sede ed io ero stata l’unica cretina a sposarmi l’amministratore delegato, quindi toccava a me aspettare i tecnici per l’attivazione della linea ADSL.

Sola, senza internet ma con la mia radio.

Il mondo là fuori bruciava mentre io aspettavo la Telecom. La radio accesa sul 105,5, parla di un incendio in una delle torri gemelle del World Trade Center a New York. Un incendio in uno degli uffici della Torre Nord, tra il 93mo ed il 99mo piano.

No, testimoni riferiscono che un piper, un piccolo aereo o forse un elicottero l’avrebbe centrata.

No, rettifichiamo, dice lo speaker con le parole che gli tremano in gola, è stato un aereo di linea e poi anche anche la Torre Sud e il Pentagono e non si sa più niente di un volo United Airlines. Mi sale il panico. Che sta succedendo? Chiamo il mio marito/amministratore delegato:
“Che sta succedendo?”
“Vai a casa”
“I tecnici non sono ancora arrivati, non posso…cosa sta succedendo?”
Non lo so cosa sta succedendo, ma è una cosa seria. Vai a casa
Non voglio andare a casa, che preferisco stare chiusa qui in ufficio mentre qualcuno sta riducendo il mondo ad un cortile dal quale non si può uscire senza rischiare di essere ammazzati.

Non voglio andare a casa e intanto alla radio dicono che siamo in guerra, ma contro chi non lo sappiamo.
Chiudono gli spazi aerei, il cortile si riduce ad una stanza.

Ho paura, chiamo mia madre e le chiedo se papà è arrivato a casa.
Mi risponde che è in ufficio, che dei suoi colleghi sono bloccati all’aeroporto Paris Charles de Gaulle e sta aspettando. Domani deve partire anche lui per raggiungerli a Mumbai. AirFrance o Lufthansa mamma non se lo ricorda, ma ha messo sul tavolo in cucina il passaporto perché quello non se lo deve dimenticare. Chiamo mio padre in ufficio e mi viene da piangere, che le lacrime adulte dei figli vengono sempre comunque consolate.
Papà non partire, ti supplico. Non partire…
Roberta, se anche solo uno come me domani non parte, allora loro avranno vinto
Se anche solo una come me dimentica quel maledetto giorno, allora loro avranno vinto.