Tra le paure più recondite di un genitore ai tempi del Coronavirus, oltre a quella che il proprio figlio faccia veramente amicizia dalla finestra con la prole dei vicini, c’è la nuova diavoleria del secolo: il registro elettronico.

Più devastante della bomba H, più pericoloso delle radiazioni di Chernobyl, il registro elettronico si è insinuato nelle nostre vite con la promessa di aiutarci nella gestione della didattica online… sinceramente preferivo un’asciugatrice.

Ora, è chiaro che si tratta di uno strumento del diavolo pensato per farci uscire di senno, probabilmente già sperimentato dal KGB. Di sicuro funziona come dispositivo per la tracciabilità, per controllare che tu non esca di casa: da quando lo accendi, passano 12 ore con te attaccata al pc per aspettare che la pagina si ricarichi. Quando si è ricaricata non ti ricordi più quale compiti dovevi inserire; i titoli dei documenti non ti aiutano perchè i compiti si chiamano tutti “Leggi con attenzione e svolgi gli esercizi”…. e li scarichi di nuovo per capire quale corrisponde a cosa. Nel frattempo disdici l’abbonamento alla Settimana enigmistica, tanto ci pensa la maestra a distanza a farti risolvere i rebus.
Individui il compito giusto, ma non riesci a caricarlo perchè pesa troppo. Allora cominci a riempire la memoria dello smartphone con 12 foto di fogli di analisi logica che Facebook ti riprorrà tra 12 anni con “ricorda questo giorno perchè sei importante per noi”…. Chiami la tua amica informatica perchè non ti ricordi se per compattare i pdf devi cercare ilovepdf, iosperiamochemelacavo.pdf o vaffanculo.pdf.
Carichi, compatti, scarichi, rinomini, individui il file giusto, riapri il registro, riscarichi tutto perchè non ti ricordi di nuovo  cosa corrisponde a cosa, carichi il file compresso e fuori sta tramontando. 

Poi vedi quella voce lì di fianco…. “Invia un messaggio sul compito”…. e ti trattieni, perché vorresti dire tante cose alla maestra ma i tuoi figli hanno già chiamato la Protezione Civile per richiedere i Buoni Spesa, perchè sei attaccata al pc da tre giorni e non stai più cucinando.

Ora, è chiaro che questo diabolico strumento, ingenuamente chiamato registro elettronico, non è stato pensato per un utilizzo così massiccio. E’ come quando io faccio la valigia per il mare e mi ostino a mettere tutto dentro al trolley dimensioni bagaglio a mano Ryanair. Non ci starà mai tutto, ma tento lo stesso, con la consapevolezza che la valigia prima o poi esploderà e che qualcuno possa ritrovarsi con le mie mutande in mano quando invece volevo solo mostrare l’ultimo bikini acquistato prima della zona rossa.

Carpisa non si dimostra solidale di fronte alla mia emergenza bagaglio, e continua a rispondermi che posso al massimo accedere allo sconto del 15% sul prossimo acquisto, e solo perchè sono cliente da 20 anni.

Ma nel momento più buio, quando ormai stai insegnando a tua figlia a farti la ceretta in casa per assicurarle un futuro economico, arriva la soluzione dall’alto che risolve la didattica online: la Google Suite. Milioni di minorenni possono accedere gratuitamente ad una casella di posta tutta nuova  e luccicante, con tanto di calendario appeso alle pareti, una classe dai muri dipinti color pastello e un sistema di videochiamate da far invidia al Pentagono…
Bambini delle elementari vanno in giro per casa arricchendo il vocabolario con classroom e videochat: un bel salto in avanti, dopo pandistelle e kinder cereali.

Ma la cosa migliore è che questo strumento è gratis!

Fiera delle decisioni del mio istituto comprensivo, chiamo il numero verde di Carpisa per far sapere che non me ne frega più niente del loro misero sconto! Per le mie vacanze, ora ho un set di valigie tutto nuovo arrivate gratis con i punti del supermercato! Per averle, ho solo dovuto vendere l’anima delle mie figlie e acquistare qualche 3X2 di piselli in scatola. Ma è un prezzo che sono disposta a pagare, soprattutto perchè nessuno mi ha chiesto un parere.


#andràtuttobene, ma non benissimo.