Io sono Giorgia, sono una donna, sono una madre, sono cristiana.

E questo l’abbiamo capito.

Piacere Giorgia, io invece sono Silvia.

Sono una donna, sono una lavoratrice, sono una figlia, sono una sorella, sono stata una nipote anche se ora purtroppo non lo sono più, sono una moglie (da poco), sono una mamma, sono un’amica, sono un’atea, sono una confidente, sono un’editor, sono la padrona di un gatto, sono una lettrice, sono un’appassionata di serie tv, sono un’amante della cucina indiana, sono una che ama lavorare a maglia, sono una che si sposta in bicicletta, sono una che a periodi alterni dice “da domani pratico yoga” e poi non lo fa, sono una sempre a dieta fino all’ora di pranzo, sono una che ama fare gli aperitivi fuori, sono una che va al Pride e sono una con la casa sempre troppo in disordine.

Sono talmente tante cose che mica sono così sicura di essere proprio proprio sempre giusta, quindi perché dovrei mettermi a guardare quello che fanno gli altri? Guarda, Giorgia, sono così tanta che non ho manco il tempo di rispondere alle chat di classe dei miei figli. Benedico la rappresentante e se potessi le darei un bacio sulla bocca, di quelli con lo schiocco e pure un po’ di lingua. Toh.

Ma sai soprattutto che c’è Giorgia? Che quello che sei tu, a me proprio non importa. Come non mi importa se la mia vicina di casa è lesbica o bisex. Vegetariana o carnivora. Cristiana, atea, islamica o buddista. Sono una con un pensiero forse cretino per la testa, ma a cui mi ci aggrappo, io penso che un diritto in più a te non leva niente a me, un diritto in meno a te leva qualcosa anche a me.

Quindi Giorgia, donna, madre, cristiana, da donna a donna, ti faccio una domanda. Ma tu sei felice? Sicura sicura? No, perché se davvero tu fossi felice penso riusciresti a godere di quello che hai senza stare a guardare le vite degli altri come la pettegola del paese, quindi Giorgia, facciamo che ognuno può essere quel che vuole e va bene così?