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cambio stagione

Non esistono più i cambio stagione di una volta.

Vivo da 13 anni -13- da sola.
O meglio: lontana dai miei. Ho diviso la quotidianità, il bagno e le pentole con coinquiline fantastiche, con coinquiline pazze, con coinquiline insopportabili – quindi è stato come vivere da sola – e infine con un uomo, il mio ragazzo, Juan.
Di tutte le possibili differenze, vantaggi e svantaggi che ho notato tra una situazione e l’altra, c’è un dramma sommerso e costante che torna ciclico e impalcabile nella mia vita, sempre uguale: il cambio stagione.

Ma andiamo per gradi.
In tutti questi anni di autogestione ho inaspettatamente imparato diverse cose:

1. Il Fetore: se un giorno indossi il tuo maglioncino preferito e cominci a puzzare di roba marcia, putrefatta, potrebbe essere il tuo corpo che va a male perché hai mangiato troppi kebab. Forse è la vicina di casa che sta cucinando di nuovo i broccoli. Più probabilmente, invece, sei tu che hai lasciato i panni in lavatrice 15 giorni e poi li hai stesi solo perché ti sei accorta di non avere più abiti da indossare e … “ops, ah già, sono in lavatrice.”

2. L’Elenco: l’elenco, scritto o mentale, delle cose da comprare al supermercato è meglio farlo prima della spesa. Non dopo.
Dettaglio scontato, per molti. Non per te, pare.

3. Tua madre: tua madre cucina bene e a occhio, cioè senza misurare tutto. Bene e a occhio,  sono due cose che non ti appartengono, accettalo e fatti spedire i pacchi con robe pronte da lei: risparmi, godi e non sporchi.

4. Le pulizie: il concetto di pulire casa varia da coinquilina a coinquilina. Per alcune è un gesto raro, da compiere alle feste comandante, per altre è un gesto naturale da compiere ogni due ore. Per altre è semplicemente un pretesto per litigare su chi ha pulito cosa. Per altre ancora è qualcosa di non prioritario, viene prima l’ordine. Della serie: “ho 4 dita di polvere in camera, ma le cornici e i peluche delle medie sono perfettamente allineati sulle mensole”. Tu ondeggi tra tutte queste opzioni con la maestria di un equilibrista del circo. Vie di mezzo? Mai pervenute.

5. L’armadio: le sedie non possono, o meglio, non dovrebbero sostituire l’armadio.

6. Il cambio stagione: il cambio stagione, lo suggerisce la parola stessa, va fatto nel momento il in cui la stagione cambia. Non prima, non dopo.
A Primavera, via gli abiti invernali, dentro quelli estivi.
Questo punto l’ho imparato ma, in realtà, non riesco ancora ad applicarlo.

Sarà che non esistono le mezze stagioni, e neanche quelle intere, sarà il riscaldamento globale, sarà masochismo, sarà che da piccola se ne occupava sempre la mamma ma, ogni anno, da 13 anni, ripeto lo stesso errore:

Aprile – “Tiro fuori giusto quel paio di maglie leggere, tanto poi torna il freddo”.

Maggio – “Ok, è ora: tiro giù lo scatolone estivo.”

Metà Maggio – “Oook. Forse non basta tirar giù lo scatolone. È ora di aprirlo per tirar fuori i vestiti estivi. Lo faccio fra 10 MINUTI.”

Fine Maggio – “E se lasciassi i vestiti estivi nello scatolone e li prendessi da lì? Tanto non stiro cmq …”

Inizi Giugno – “30 gradi. No dai, ora mi libero di ‘sti maglioni di lana dall’ armadio, secondo me generano calore. Ma dove li metto? Ah. Mi sa che, alla fine, dovrò liberare lo scatolone estivo. LO FACCIO FRA 10 MINUTI”.

Metà Giugno -40 gradi. 200 % umidità. “Aiutatemi”.

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Non esistono più i cambio stagione di una volta.

Vivo da 13 anni -13- da sola.
O meglio: lontana dai miei. Ho diviso la quotidianità, il bagno e le pentole con coinquiline fantastiche, con coinquiline pazze, con coinquiline insopportabili -quindi è stato come vivere da sola- e infine con un uomo, il mio ragazzo, Juan.
Di tutte le possibili differenze, vantaggi e svantaggi che ho notato tra una situazione e l’altra, c’è un dramma sommerso e costante che torna ciclico e impalcabile nella mia vita, sempre uguale: il cambio stagione.

Ma andiamo per gradi.
In tutti questi anni di autogestione ho inaspettatamente imaprato diverse cose:

1. Il Fetore: se un giorno indossi il tuo maglioncino preferito e cominci a puzzare di roba marcia, putrefatta, potrebbe essere il tuo corpo che va a male perché hai mangiato troppi kebab. Forse è la vicina di casa che sta cucinando di nuovo i broccoli. Più probabilmente, invece, sei tu che hai lasciato i panni in lavatrice 15 giorni e poi li hai stesi solo perché ti sei accorta di non avere più abiti da indossare e … “ops, ah già, sono in lavatrice.”

2. L’Elenco: l’elenco, scritto o mentale, delle cose da comprare al supermercato è meglio farlo prima della spesa. Non dopo.
Dettaglio scontato, per molti. Non per te, pare.

3. Tua madre: tua madre cucina bene e a occhio, cioè senza misurare tutto. Bene e a occhio,  sono due cose che non ti appartengono, accettalo e fatti spedire i pacchi con robe pronte da lei: risparmi, godi e non sporchi.

4. Le pulizie: il concetto di pulire casa varia da coinquilina a coinquilina. Per alcune è un gesto raro, da compiere alle feste comandante, per altre è un gesto naturale da compiere ogni due ore . Per altre è semplicemente un pretesto per litigare su chi ha pulito cosa. Per altre ancora è qualcosa di non prioritario, viene prima l’ordine. Della serie: “ho 4 dita di polvere in camera, ma le cornici e i peluche delle medie sono perfettamente allineati sulle mensole”. Tu ondeggi tra tutte queste opzioni con la maestria di un equilibrista del circo. Vie di mezzo? Mai pervenute.

5. L’armadio: le sedie non possono, o meglio, non dovrebbero sostituire l’armadio.

6. Il cambio stagione: il cambio stagione, lo suggerisce la parola stessa, va fatto nel momento il in cui la stagione cambia. Non prima, non dopo.
A Primavera, via gli abiti invernali, dentro quelli estivi.
Questo punto l’ho imparato ma, in realtà, non riesco ancora ad applicarlo.

Sarà che non esistono le mezze stagioni, e neanche quelle intere, sarà il riscaldamento globale, sarà masochismo, sarà che da piccola se ne occupava sempre la mamma ma, ogni anno, da 13 anni, ripeto lo stesso errore:

Aprile – “Tiro fuori giusto quel paio di maglie leggere, tanto poi torna il freddo”.

Maggio – “Ok, è ora: tiro giù lo scatolone estivo.”

Metà Maggio – “Oook. Forse non basta tirar giù lo scatolone. È ora di aprirlo per tirar fuori i vestiti estivi. Lo faccio fra 10 MINUTI.”

Fine Maggio – “E se lasciassi i vestiti estivi nello scatolone e li prendessi da lì? Tanto non stiro cmq …”

Inizi Giugno – “30 gradi. No dai, ora mi libero di sti maglioni di lana dall’ armadio, secondo me generano calore. Ma dove li metto? Ah. Mi sa che, alla fine, dovrò liberare lo scatolone estivo. LO FACCIO FRA 10 MINUTI”.

Metà Giugno -40 gradi. 200 %umidità. “Aiutatemi”.

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