winner

L’altro giorno mi è capitato di guardare per la prima volta il programma di Gerry Scotti The Winner is.
La prima edizione è andata in onda nel 2012 e ora, a distanza di qualche anno, è stata riproposta da Mediaset.

Il format prevede questo: sei un cantante che gareggia con un altro cantante. I giudici, cioè un pubblico di un centinaio di persone, compresi Mara Maionchi e Alfonso Signorini,  scelgono il vincitore della sfida.
Fin qui tutto come al solito.
La particolarità sta nel fatto che l’esito non viene comunicato subito.

Prima ti viene offerta una somma in denaro che devi scegliere se accettare o meno.
Se accetti, vuol dire che per te il gioco finisce, che anteponi la “materia prima” al sogno e alla speranza di realizzarlo. Anche se poi dovessi scoprire di aver vinto, te ne torni a casa.
Logica vuole che, se invece rifiuti il denaro, continui a giocare e quindi a sognare, rischiando di non guadagnare nulla per credere nel tuo sogno.
Solo se rinuncerai ad altri e sempre più sostanziosi montepremi, e se chiaramente otterrai i voti dei giurati, potrai vincere la finale e guadagnare finalmente qualcosa.
A motivarti nella scelta, puoi portare il famoso “aiuto da casa”: parenti, amici e conoscenti tutti. In più, hai la fortuna di avere, gratis, i consigli della Maionchi e di Signorini, in particolare, che utilizzando sopraffine tecniche psicologiche ed elevatissime pratiche di ascolto, dicono ai concorrenti cose tipo:
“Ma prendi i soooldiii”.
“Ma chi ve lo fa fareee”.
“Con 10.000 euro, ti paghi le bomboniere del matrimoniooo”.
Proprio così, con tutte le vocali allungate.
E in effetti, questi ragionamenti il dubbio te lo fanno venire: vuoi mettere, il piacere di poter regalare a un gruppo di parenti e semi sconosciuti, le bomboniere che finiranno a prendere polvere in qualche cristalliera, invece di realizzare un sogno che non porta guadagno.

Insomma, quello che sembrava il solito talent, la solita sfida trita e ritrita tra cantanti, è invece una sfida diversa ma non per questo più originale: Passione v/s Denaro.

Eh sì, perché se vivi in Italia e dovesse capitarti, per sventura, di avere per la testa qualcosa che abbia a che fare con i sogni, la passione, l’arte, la musica, la scrittura e tutte quelle cose che dovrebbero riempire il mondo di bellezza, la maggior parte delle volte ti devi scontrare con sistemi antichi, clientelismo atavico, scetticismo, teorie alla Tremonti della serie”con la cultura non si mangia” o frasi dei praticoni di turno come Signorini che antepongono la necessità di una bomboniera vuota a un cuore pieno di sogni.
Certo, forse, come dice Scotti, i sognatori non si rendono conto di quanto ci voglia per mettere da parte 10.000 euro per una famiglia media italiana. Forse.

Ma del resto, dubito che anche Scotti lo sappia o quanto meno lo avrà dimenticato. O forse no ma, di certo, non sa cosa vuol dire avere davvero una passione o un sogno e doversi confrontare con un paese come il nostro.
E lo scrive una che quando dice “Ho studiato cinema” la maggior parte delle volte si sente rispondere “In che senso?”.

Ma guardiamo il lato positivo: finalmente ce l’hanno fatta a mandare in onda un programma che rappresenti bene la nostra società.