Provate voi, provate a mettervi nei panni di Flavio Insinna.
Anzi, nei pacchi di Flavio Insinna.
Flavio Insinna: uno che da da tre anni e mezzo conduce un programma su Rai Uno basato sul principio aristotelico del “meglio un uovo oggi o una gallina domani?”
Tradotto in soldi: “Meglio trenta mila euro subito o un milione di euro tra dieci minuti?
Premetto che non sono razzista ma io Affari Tuoi il “gioco dei pacchi” non lo sopporto. Era ora di dirlo.
L’ho proibito ai figli fin da subito perché lo considero alla stregua di tutte le altre situazioni in cui lo Stato fa leva sulle debolezze umane per incassare denaro:

– le accise su alcool e sigarette
– le tasse agevolate sul gioco d’azzardo
– i Gratta e Vinci
– “il gioco dei pacchi” di Insinna sulla Tv di Stato

Qualcuno potrà dire: “Povero Insinna”. Certo, per tre anni e mezzo sempre lo stesso lavoro, le stesse frasi “Chiamiamo il notaio”, “Cosa fa, lascia o continua?” “Ci pensi bene, è un momento topico”. E tutto senza mai una lamentela, un fiato, un commento. Tutto perché il programma piace, batte Striscia la notizia, ottiene pubblicità e consensi.

Finché un bel giorno, proprio quelli di Striscia non costruiscono un servizio su una serie di “fuori onda” in cui Insinna viene sorpreso a dire le peggiori cose agli autori e ai concorrenti (“Quella è nana” “Questo non ha due neuroni” “Questo dieci centesimi ed è anche troppo”) rovinandogli carriera, rispettabilità, futuro.

Apriti cielo! La RAI lo ha difeso, per spirito di corpo e di squadra.

Ma il fatto è che quando l’immondizia si accumula in vari strati e sedimenti, prima o poi tutto crolla e tracima.
I “pacchi”, Affari tuoi, questa lotteria diseducativa, si è fagocitata e ha sommerso lo stesso Insinna. Alla lunga, ne è stato intriso.
Questo è tutto, per il noto principio fisico dei vasi comunicanti.
O, più semplicemente, per il karma dei pacchi.

Insinna