Si dice che i social network ci controllino in tutto e per tutto, pare che possano sapere tutto di noi… cavolo se è vero!

E ce ne rendiamo conto pienamente solo quando siamo coinvolte in un’operazione segreta di spionaggio da sicurezza nazionale, un classico dei classici, la missione: “spia il tuo ex”.

Lo scopo è assolutamente nobile: infiltrarsi nella sua vita privata per capire, con discrezione, se sta bene, se pensa ancora a noi, se, così, per caso, si è messo con qualcun’altra e quanto ci metterà a lasciarla per rendersi conto che “l’unica donna della sua vita sono io!”.

Ok, detto così sembra triste e meschino, ma siamo oneste, chi di noi non lo ha fatto almeno una volta? Solo che, se come me avete attraversato questa fase prima dell’avvento dei social, sapete quanto fosse dura ottenere informazioni su una persona! Scorrere per ore l’elenco del telefono alla ricerca di un numero di telefono (e in bocca al lupo se il tuo amato si chiavava Rossi di cognome), appostamenti fuori da scuola, appendere striscioni sotto casa sua in piena notte e aspettare una telefonata la mattina dopo.
Insomma, l’inventiva non ci mancava, ma mancavano i mezzi per controllare se davvero i nostri messaggi arrivavano a destinazione, e quindi potevamo essere tranquillamente imbrogliate con frasi tipo: “Uno striscione? Quale striscione? Non ho trovato nessuno striscione!”

Oggi invece è tutto molto più facile, basta sapere i trucchi giusti, avere il minimo sindacale della vita social (la magica triade Whatsapp – Facebook – Instagram) e il gioco è fatto!

Iniziamo dalla base: lo scopo è quello di “stalkerare”, sì, ma siccome siamo personcine mature non ci possiamo far sgamare con l’occhio appoggiato al buco della serratura, no? Allora siamo pronte.
Di seguito le fasi che io ho seguito personalmente.

FASE 1: lo stato di Whatsapp. Obiettivo: capire se lui mi osserva.

Inizia il brainstorming: come facciamo a dire quello che voglio dire, senza dirlo davvero e senza che il resto del mondo capisca di cosa stiamo parlando? Idea: prendo una bella immagine da internet! Sintetica e assolutamente generica e la imposto come stato Whatsapp

FASE 2: Il monitoraggio

5 minuti, 0 visualizzazioni.

7 minuti, 1 Visualizzazione: è mamma

10 minuti, 15 Visualizzazioni: tutti gli ex compagni di classe delle superiori

15 minuti, 1 Messaggio, ci siamo, è lui!: “Oh, so’ Filippo, l’idraulico, io so’ passato per la caldaia, e se non rispondi al citofono mo me ne vado”.

Quindi il dubbio: ma lui non sarà uno di quelli che non fa vedere la doppia spunta blu quando legge i messaggi perchè è stranamente in fissa con la privacy? Sì? Quindi se legge lo stato non compare nella lista delle visualizzazioni e NON SAPREMO MAI SE L’HA LETTO???
E quindi ora tocca pure tenermi questo stato del cavolo per 24 ore.
Uno a zero per l’ex.

Ma non disperiamo

FASE 3: le stories di Instagram.
Mentre sono ancora lì a cercare di mandare i famosi messaggi nella bottiglia, lui mi rende la vita facile e pubblica una storia su Instagram. Ma, attenzione, è una trappola, e lui non deve ASSOLUTAMENTE sapere che lo sto seguendo, siamo mica sceme, no? Quindi chiedo a qualcuno di visualizzare la storia per me… no, non all’ amica, perchè cercandola su Facebook potrebbe risalire a noi… che volpe che sono!
Quindi, chiedo a un’amica della nostra amica, ma no un attimo, magari si incuriosisce di questa sconosciuta, si innamorano, scappano insieme… no no, ci vuole qualcun altro, ma chi potrei trovare, mmm… “scusa Filippo, hai mica Instagram?”. Ad esempio.

E così dopo aver pagato 120 euro all’idraulico, ho una nuova guarnizione alla caldaia e gli screen della storia di Instagram.

FASE 4 – individuare la posizione
Questa è la fase più ingegnosa di tutte, quella di cui io vado molto orgogliosa, perchè quando non c’è geolocalizzazione, hashtag, commenti o altro che potrebbe aiutarci, non rimane nessun altro a cui chiedere se non a lui, colui che tutto sa di noi, GOOGLE! La favolosa ricerca per immagini ci permette di caricare il selfie dell’inconsapevole stalkerato per capire dove si trova. “Ecco, ha riconosciuto il palazzo alle sue spalle… eppure sì, ricorda qualcosa anche a me! Fammi vedere dove si trova, metto le indicazioni… beccato, si trova proprio… QUI??” Apriamo la finestra, vediamo il palazzo che sembrava tanto familiare, abbassiamo lo sguardo e, lo vediamo.

Lui è lì e mi guarda, con uno striscione in mano… in fondo i bei vecchi metodi sono sempre i più efficaci:

“Sarò anche passato, ma una cosa da dirti ce l’ho: se non la smetti, ti denuncio!”

OOhh, allora l’aveva letto