Tutto comincia di solito il lunedì mattina.
Tipo quando Dio ha creato il mondo o quando l’uomo ha fatto il primo passo sulla Luna.
Ero in cucina – la mia tazza di the davanti e un mare di cose da fare già programmate nel cervello – quando mi trovai a leggere un lungo articolo sulle varie pratiche e posizioni sessuali con relativa ricerca e raggiungimento del piacere.
In pratica, un riassunto di alcune discipline orientali (in particolare provenienti dalla Cina) che, se ben applicate, ti garantiscono un effetto quasi soprannaturale.
Come un viaggio andata e ritorno in Paradiso (senza passare dal via) o la Juve che perde lo scudetto all’ultima giornata.
L’articolo parlava di diverse varianti del 69, di alternative al solito petting, cunnilingus e altro, con un mucchio di informazioni scientifiche e riferimenti storico-culturali.
Arrivai in fondo molto ammirata e a quel punto guardai di sottecchi la foto profilo dell’autore del pezzo, trovandomi a guardare negli occhi un ragazzino asiatico del 1987.
Plurilaureato, superspecializzato e già una worldwide star del settore “consulenze psicoterapeutiche e affini”. Il classico ventenne rampante e in carriera.
L’idea di fondo dell’articolo era solo una, buttata in mezzo alle righe come si butta il pattume quando non si ha voglia di fare la differenziata: le scoperte più geniali sono sempre le più evidenti, semplici e dirette.
Inutile starci male. Pensarci troppo. Morirci in mezzo.

Il sesso è come il bere ed il mangiare. Va vissuto serenamente.
Come la Terra che gira attorno al sole, come perdere per un soffio il tram alla mattina.
Probabilmente cinquecento milioni di cinesi lo hanno sempre saputo e vissuto così, assecondando tempi e ritmo.
Poi però siamo arrivati noi europei con il nostro cristianesimo a complicare tutto. Mettendo divieti ed obblighi, sanzionando questo e quello, boicottando certe categorie e imponendo rigore anche lì, tra le lenzuola. Quando arriviamo noi europei, insomma, piantiamo sempre su un gran casino, contabilizzando anche il sesso.
È ora di cambiare tutto, donne. C’è un mondo che cammina là fuori, anche senza di noi.
A maggio, tutte in Cina.