Ebbene sì, sono tra quelle centinaia (ormai forse migliaia?!?) di milanesi che per la Design Week più che pensare ad andare in giro per ape e bollicine a sbafo con la scusa di ammirare opere che non terrebbero in casa manco regalate, pensano a fare cassa.

La parolina magica è Airbnb, il terrore degli albergatori ma la manna dal cielo per chi come me avendo le mani bucherellate non gli par vero di recuperare un po’ di grana senza faticare un granché, anzi magari pure divertendosi.
Così … fuori tutto dal salone:

– la cyclette che tanto col cavolo che la faccio

– il gratta unghie del gatto che tanto se le fa ovunque tranne che lì

– il plaid fatto a maglia dalla nonna che è pure un po’ bucato

– le foto di famiglia che non è bello che magari qualcuno si innamori della mia mamma da giovane

Et voila’, ecco pronta una accogliente camera matrimoniale da fare invidia a un cinque stelle.

Che poi mica si fa solo per lucro, no è anche l’occasione per conoscere persone interessanti di ogni parte del mondo.

Certo, qualche volta ti inondano il bagno manco fossero ippopotami, alcuni ti impuzzolentiscono la casa di noodles liofilizzati a mezzanotte e tutti (dicasi tutti) ti riempiono di montagne di depliant raccolti religiosamente durante i loro tour che immancabilmente decidono di lasciarti in omaggio quando fanno i bagagli.

Ma non sai la soddisfazione a vederli gongolare per un banalissimo piatto di pasta pomodoro e mozzarella che gli offri, perché sono tornati a casa alle 23 con i piedi come due soufflé e lo stomaco vuoto, perché in centro non hanno trovato un tavolo libero manco da Cracco, figuriamoci alla pizzeria da Gigi.

Che poi forse meglio così, perché si sa l’occasione fa l’uomo ladro e i ristoratori non fanno certo eccezione. Anzi, di fronte a questi nugoli di turisti/designer vanno in visibilio, e di qualsiasi colore e idioma essi siano li trombano di brutto e magari gli spaghetti glieli danno pure scotti. E lo spumante sgasato. Tanto loro sono gasati da sé, perché stanno partecipando all’ evento clou dell’anno. E l’anno prossimo ritorneranno felici a farsi trombare di nuovo.

È il Fuorisalone, bellezza!