C’era una volta uno scienziato pazzo che viveva nel regno di Lallandia e studiava tutti problemi più difficili, quelli che nessuno riusciva a risolvere.

Un giorno, ad esempio, venne da lui un omarello e gli chiese: “Signor scienziato pazzo, io sono povero e non so fare di conto, mi aiuti Lei: pesa di più un chilo di piombo o un chilo di piume?”.

Lo scienziato cominciò a pesare le piume di tutti gli uccelli e il piombo di tutti i continenti e dopo anni e anni di ricerche arrivò alla conclusione: “Pesano uguali, perché sono sempre un chilo!”.

Lo scienziato si sentì un vero figo per esserci arrivato, solo che nel frattempo l’omarello era morto in miseria aspettando la soluzione.

Un giorno dallo scienziato pazzo arrivò il giovane re di Lallandia e gli disse: “Scienziato pazzo, io sono giovane e non so governare, ma mi piace tanto dare gli ordini. Dimmi come posso essere felice!”.

Lo scienziato pazzo, che era parecchio leccaculo, ci pensò un po’ e disse: “Sire, secondo me devi curare molto il look e l’immagine e così devono fare i tuoi sudditi. Per essere felici tutti devono essere belli come te!”.

“Ho capito!” disse il re e tornò al castello.

Siccome lui era biondo e con gli occhi azzurri, fece mandare via dal regno tutti quelli coi capelli scuri e gli occhi marroni, rendendo molto infelici le loro famiglie e i loro amici. Inoltre fece vestire tutti uguali, con un outfit disegnato personalmente da lui. Nel regno tutti piangevano, ma il re era felice perché si sentiva un’icona. E volle fare di più.

Allora tornò dallo scienziato pazzo: “Scienziato, si vede che hai studiato tanto, perché mi dai veramente degli ottimi consigli: io ho mandato via i brutti, ma la gente piange e non vorrei pensassero che sono un cattivo re. Cosa devo fare?”.

Lo scienziato pazzo, che era anche parecchio paraculo, ci pensò un po’ e disse: “Sire, secondo me per essere felici tutti devono pensarla come te, soprattutto sull’argomento che ritieni più importante!”.

“Ho capito!” disse il re e tornò al castello.

Siccome tifava la Juventus, il re fece mandare via dal regno tutti quelli che tifavano per le altre squadre, rendendo il popolo molto triste perché non esisteva più il calcio. Nel regno tutti piangevano, ma il re era felice perché ogni domenica vinceva. E volle fare di più.

Così tornò dallo scienziato pazzo: “Scienziato, stiamo andando alla grande: nel regno sono rimasti solo i belli e gli juventini, ma qualcuno è ancora scontento e si lamenta. Non vorrei che si pensasse che sono cornuto come l’arbitro: cosa posso fare ancora?”.

Lo scienziato pazzo, che si voleva salvare il culo, ci pensò un po’ e disse: “Sire, secondo me per essere felici nel regno dobbiamo essere tutti maschi, così possiamo puzzare, bere birre, fare gare di rutti e lasciare tutto in disordine senza che nessuno ci rimproveri”.

“Sei un genio!” disse il re e tornò al castello, dando l’ordine di far allontanare dal paese tutte le donne. I mariti e i bambini piangevano, ma il re era felice perché tanto era single e non aveva famiglia. E forse del perché non avesse trovato una fidanzata cominciamo a farcene un’idea.

A quel punto volle strafare e tornò dallo scienziato.

“Scienziato, siamo quasi alla perfezione, ma c’è ancora gente che piange. Secondo te perché?”.

Lo scienziato pazzo, che era anche uno spione, disse: “Sire,  sono degli ingrati: dicono che sono infelici perché vedono i soprusi che compi!”.

“Ho capito!” disse il re e tornato al castello ordinò che tutte le persone che erano rimaste nel regno fossero accecate, così che non potessero vedere ciò che lui faceva.

A quel punto il re si sentì al top di gamma. Tutti lo temevano, nessuno lo contraddiceva e la domenica allo stadio in curva poteva urlare insulti a vanvera. Questa cosa che i suoi sudditi fossero tutti tristi, indeboliti e pieni di paura gli giovava alla grande e voleva che restasse sempre tutto così.

Ma dopo qualche giorno, invece di vedere persone tristi e spaventate, il re si accorse che nel suo regno erano tutti felici, che i pochi rimasti andavano d’accordo tra di loro e che si aiutavano nonostante le grandi tragedie appena vissute.

Fuori di sé dalla collera corse per l’ennesima volta dallo scienziato pazzo e gli chiese: “Da questo regno ho tolto la gioia, le donne, il calcio, la bellezza e persino il dono della vista, eppure sono tutti felici: perché?”

“Perché ora che sono ciechi non vedono più le loro diversità e vivono insieme in pace! Abbiamo fallito Sire, contro la tolleranza non vinceremo mai”.

Il re allora capì di avere sbagliato su tutta la linea e si suicidò, non potendo resistere alla vergogna di non essere nel giusto.

Quel giorno era il 6 marzo Millenovecentomila e da allora si celebra la Giornata europea dei Giusti, per ricordare tutti coloro che sono stati vittime di genocidi o si sono opposti ai totalitarismi.

E dello scienziato pazzo, vi chiederete voi, che ne è stato? Pare che ancora oggi, nel mondo, continui a dare consigli scellerati ai potenti della Terra.