Prendete Mata Hari: modella, danzatrice, conturbante spia doppiogiochista della Grande Guerra.

Prendetela e dimenticatela.  Si cambia musica.

Perché è tra gli ulivi di Cellino San Marco che si gioca la partita oggi; tra quelli e la cotonatura del nostro italiano vero, quello che lasciamolo cantare per carità sennò ricomincia.

L’Ucraina ci ha finalmente aperto gli occhi su Al Bano e Toto Cutugno che – Porca Putin! – sono spie russe sotto copertura. (Ah ecco, quindi non sono cantanti!)

Che poi, ci sarebbero stati modi diversi per bandire i loro concerti, ma a Kiev sono per le soluzioni drastiche.

Certo è che, anche noi in Italia, dovremmo iniziare a mettere in black list un po’ di artisti, italianissimi per carità, ma chiaramente colpevoli di cose indicibili, anche se non collusi con le menti spionistiche più temibili.

Cose talmente indicibili che possiamo passare subito a elencarle.

Ecco un elenco non esaustivo di questi rei non confessi.

  1. Vasco Rossi: è dal 1994 che dichiara “questo sarà il mio ultimo tour” gettando nel panico i suoi fan e costringendoli a incatenarsi fuori dai rivenditori Ticket One per non perdere l’ultima occasione di cantare e pippare con il loro mito. Dal suo ultimo tour ne ha fatti altri 12. Capo d’accusa: inaffidabilità, incapacità di mantenere le promesse.
  2. Giorgia: i suoi gorgheggi si sentono fin sulla Casilina, e questo quando fa i concerti a Milano. Capite bene che se una Levante qualsiasi vuole assurgere agli onori della cronaca musicale, non ha vita facile. La presenza di Giorgia nel panorama musicale italiano è un ostacolo alle nuove generazioni di cantanti che hanno la stessa estensione vocale di mia madre quando si incazzava con mio fratello adolescente (comunque di tutto rispetto). Giorgia te devì Levà…nte! Capo d’accusa: intralcio alla mediocrità melodica.
  3. Anna Tatangelo: a 32 anni potrebbe avere il mondo in mano e invece c’ha sempre quella palla di Giggi appresso. Bona com’era, poi, aveva il dovere di invecchiare nel modo migliore e invece sembra Benjamin Button all’inizio del film. Visto che è di Sora, possiamo dirle tutti in coro: “Sora mia, ripigliati dai.” Capo d’accusa: vabbe’, dai, lasciamo perdere, che ne ha già abbastanza suo marito.
  4. Gianni Morandi: a furia di usare i social si è rincoglionito e, tra le altre cose, ha deciso di supportare Rovazzi in un pezzo che ha fatto un po’… volare! (no, non era “volare” la parola che volevo scrivere. Ma fa rima). Bella, bellissima occasione di collaborazione tra pietre miliari della musica italiana. Grande Gianni, batti il 5 con la tua manona gigante. Dai Gianni, scherziamo. Capo d’accusa: procurato imbarazzo.
  5. Fiorella Mannoia: scrive sempre testi intensi, pieni di significato e di bellezza. Ma che c’avrà sempre da dire che non si possa dire con un “Uh Ah Hey” come fa egregiamente Sfera Ebbasta? Riesce pure a risparmiare uno spazio, sto ragazzo. Fiorella, svegliati! Il futuro è conciso, sintetico, stringato. Capo d’accusa: prolissità, eccessiva ricercatezza nell’utilizzo delle parole.
  6. Nek: la sua canzone sanremese “Mi farò trovare pronto” è chiaramente una dichiarazione di intenti. Nessun ucraino sarà maltrattato finché Filippo Neviani non riceverà il segnale dal Cremlino. A proposito di Cremlino, avrei proprio voglia di un gelato. Ma basta freddure. Capo d’accusa: arroganza provocatoria.

Oh, e non dimentichiamoci di Marina “Rei”.

Se non è una confessione questa.