Riguardo certi argomenti, noi donne, non siamo disposte a scendere a compromessi.

“Il più grosso possibile” sembra non bastarci mai, solo che poi tocca farci i conti e, in quel momento, ci sentiamo piccole piccole davanti a quel titano che ci guarda quasi trionfante.

Già! Ogni anno una storia, il cambio di stagione, specialmente per chi, come me non ama selezionare. Forte la necessità di fare spazio ti convinci ad affrontare il “bestione” e ti avventuri nella scelta del capo si e capo no, lottando contro te stessa e cercando di allontanare il ricordo legato a quel vestito indossato a quella cerimonia, alla maglietta macchiata di gelato al cioccolato mangiato nell’anno domini XXYY, al costume slabbrato che ricorda l’estate degli anni ruggenti, fino a ritrovarti tra le mani quella maglietta nera macchiata di vomito sulla spalla da cui non riesci a distaccarti quasi fosse un tradimento alla memoria dei tuoi cuccioli.

Considerando il fatto di aver bandito dalla tua esistenza la bilancia pesapersone e, non avendo un ottimo rapporto con lo specchio, fare il cambio di stagione non è solo tuffarsi nei ricordi e fare i conti con la lacrimuccia latente, ma l’ultimo modo che ti resta per verificare se rientri ancora negli standard della decenza prima della disfatta generale e la scesa negli inferi della potenziale via del non ritorno verso il baratro dell’obesità, come se non bastasse la certezza del trascorrere del tempo, e allora altro che lacrimuccia latente!
Rientrare in quel jeans a zampa che non riesci a buttare dall’ultima volta che sono andati di moda  perché, si sa, la moda gira sempre e ritorna) rappresenta LA prova al termine dalla quale potrebbe girarti altro o consegnarti uno stato di grazia da conservare gelosamente per i momenti bui che, LO SAI, arriveranno.

Il momento cruciale si avvicina:

senti il calore che avanza (ma potrebbe anche essere il principio della menopausa) e, forte del momento di ottimismo,;

infili la prima gamba poi l’altra;

e tiri su quasi trattenendo il respiro (il quasi è un eufemismo);

ci siamo, la zip, dopo un primo tentativo di resistenza, segue la tua mano e….;

voilà, fuochi d’artificio illuminano la stanza, al chiarore del quale il tuo corpo si libera in tentativi di danze tribali di esultanza ispirate a storie di vecchie streghe (o di farti venire il colpo della strega).

Eh! Son soddisfazioni, la costanza premia, ma anche l’elastam aiuta, eh!