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Lo hai desiderato tutto l’anno e finalmente il grande giorno è arrivato. Quello in cui tuo figlio adolescente ti annuncia: “Quest’estate non vengo con voi! Vado in vacanza al mare con gli amici!”

Evvai! Che bello!
Non te lo dovrai più tirare dietro svogliato e scoglionato, sempre imbronciato e lunatico, per mari e monti.
Questa estate con il marito potrai finalmente goderti le ferie da fidanzatini, con itinerari da coppia adulta e ancora innamorata.
Basta con le sale gioco, i tornei di calcetto, le sfide a bocce o a ping-pong per fare divertire il figlio.
Insomma: una rinascita, una liberazione.

Ed è con animo gioioso che gli prepari la valigia per due settimane di vacanza a Riccione.

Alla fine, tra malcelati sensi di colpa e dubbi effettivi sul clima della riviera romagnola, la valigia ha le dimensioni di un armadio a muro e dentro c’è di tutto: dal piumino Moncler (perché potrebbe grandinare, eh…) al doppiopetto blu del matrimonio di zio Michele (in certi locali non ti fanno entrare se non sei elegante, oh…).

Il figlio ovviamente sclera di brutto e ti rovescia a terra metà del contenuto, spargendolo tra la camera e il tinello.
Ma tu niente, resti ancora gioiosa e molto ben disposta. Quindi, fatte le debite raccomandazioni – due ore di “ricordati, stai attento, non fare, non dire, non baciare, non lettera, non testamento” – finalmente lo lasci partire con gli amici, sventolando un simbolico fazzolettino bianco e ballando mentalmente la macarena.

OH YES!
È andato.
Siamo finalmente soli.
Da adesso, si torna ai vecchi tempi: sesso e coccole e vacanza on the road.

L’entusiasmo dura pochissimo.

Primo: il giorno dopo,  all’ora di pranzo, apparecchi la tavola. Per tre.
Ok, ti devi abituare al fatto che tuo figlio non c’è. Togli un coperto.
A cena, di nuovo, apparecchi. Ancora per tre. Ok, ce la puoi fare. Ri-togli il coperto. Poi ti prende la tristezza e ti fai una bel pianto.

Secondo: tu e tuo marito  soli nella casa vuota, silenziosa. Non c’è Fabri Fibra o Guè Pequeno a massacrarvi le orecchie. Non si sente il rumore del pallone che rimbalza per ore contro il portellone del garage. Pura pace dei sensi e desolazione a pacchi. Quasi non aprite bocca per paura di infrangere quella cappa di silenzio.

Terzo: e adesso che si fa, dove si va, come ci godiamo le prime ferie da innamorati dopo anni di genitorialità esclusiva? E lì, casca l’asino. Perchè tu sognavi hotel di lusso, massaggi e sauna, ore di relax in spiaggia tra un mojito e l’altro, mentre tuo marito desidera solo arrampicarsi per qualche sentiero di montagna con l’unica compagnia di qualche crucco ubriaco e di due o tre stambecchi. La soluzione è un triste compromesso: appartamentino low-cost da cui partire per escursioni tra mare e monti.

Dall’entusiasmo sei scivolata alla depressione.
Tempo una settimana e i messaggi al figlio sono sempre peggio:
“Oh, allora, ti diverti amore? Perché qui ci manchi tanto, tantissimo. Io e papà non ci parliamo più, ci sopportiamo appena, non sappiamo come passare il tempo senza di te. È un mortorio. Torna presto, ci manchi da matti…”!

E la risposta del figlio – che evidentemente non sente altrettanta nostalgia di casa – è di quelle da non lasciarti scampo:
– “Oh, mamma… ma che palle! Prendetevi un cane!”

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