La vita di una aspirante runner è così scandita:

alle 7.15 Silvester Stallone entra in salotto e mette su “Gonna fly now”;
Google calendar mi ricorda: “devi andare a correre”;
i piedi fremono;
ancora a letto chiudo un momento gli occhi e la crema al mascarpone straborda dal pandoro, mi dice che può essere tutta mia a capodanno;
5k è pronta per essere attivata;
il cuore batte all’unisono con l’energia che sprigiona il pantalone termico in attesa sulla sedia e io sono motivatissima.

Ci sono.
Sono pronta.

Solo altri 5 minuti…

Sono le 8.30 quando esco di casa (lo sappiamo tutti  che il tempo non esiste e che la puntualità è una prerogativa per pochi).

Esco, corro e cammino, oggi mi concentro sulla falcata.

Secondo www.runlovers.it la falcata deve essere non troppo ampia (ma neanche troppo corta) non bisogna scaricare sul tallone dice (ma non bisogna mica correre in punta) e soprattutto non bisogna stendere la gamba anteriore del tutto (ma un pò bisogna stenderla)!

Lasciamo che il nostro movimento ammortizzi l’arrivo sulla gamba davanti.

Sono così concentrata su tutte queste piccole accortezze che non mi accorgo subito di sembrare Gollum mentre scappa con l’anello da Frodo.

Tutte queste informazioni mi hanno tolto la naturalità del movimento. Sono una vittima della corsa scientifica.

E tra un “run” e un “walk” di 5k cerco di tornare ad un movimento naturale, sperimentando le possibili falcate.

Finisco la sessione che non ho ben capito come accidenti devo fare a correre in modo da non fracassarmi la schiena e ginocchia e tutto il resto senza sembrare il Gollum di cui sopra. Devo lavorarci su, ragiono sul concetto di ammortizzazione e, mentre faccio stretching, mi complimento con me stessa perché anche questa è andata!
Il mio orgoglio è alle stelle! HO RAGGIUNTO LA PRIMA SETTIMANA.

Mi guardo allo specchio sorridendo ma improvvisamente mi rendo conto che qualcosa non va.

Sono consapevole che durante il viaggio per la vetta, ad ogni momento bello ne corrisponde, spesso,
uno altrettanto brutto. Proabilmente è giunto il mio momento brutto.

Inerme mi riguardo e con orrore realizzo: cappellino nero, pantalone termico nero, gicchetta nera, pile scuro… è necessario coprirsi (ma non troppo), non badare alla forma ma alla sostanza, avere delle scarpe idonee… ma no. Questa è assolutamente una caduta. La MIA caduta.

Devo dimostrare che posso rialzarmi.
Mi rifiuto di vedere ciò che vedo.
Non posso essere così unfashionable.

Un laccio glitterato, un berrettino rosa… non so… un auricolare verde acqua. QUALCOSA!

E’ questa la mia prossima mossa. Appuntamento domani per prova d’appoggio e scarpa idonea si…. Ma rigorosamente glitterata.

Stay tuned.