E pensare che la mia vita sarebbe stata completamente diversa, se solo non avessi odiato il culo basso.
Vent’anni fa circa, conobbi un rampollo milanese, Manfredi.
Era il notaio, a sua volta figlio di notai, probabilmente anche loro figli di notai, al quale si appoggiava l’azienda in cui lavoravo a quei tempi.
Iniziai ad avere rapporti di lavoro con Manfredi e, pian piano, cominciò ad esserci confidenza tra noi, tant’è che inventò con il mio capo una scusa solo per vedermi.
Io avevo già pianificato che Manfredi, col doppio cognome, studio in Brera, casa a Forte dei Marmi, Dolomiti e Sardegna, bella voce, soldi a palate, sarebbe diventato il padre dei miei figli ed investii molto, in quell’appuntamento. Era tutto perfetto.
Quando lo vidi, era seduto.
Cazzo, pure belloccio,” pensai.
Era tutto perfetto ma, mentre gli stavo domandando, sicura che io e lui avremmo avuto un sacco di bambini: “Se è femmina, ti piace Sofia?”, si alzò e mi venne vicino.
Forse stava per baciarmi, non so. Non lo saprò mai. Sta di fatto che scappai perché intravidi una cosa. Una cosa fondamentale, un culo basso, peraltro lo doveva avere basso davvero, non un culo basso tanto per dire, perché neanche con i pantaloni a vita alta di quegli anni riusciva a camuffare.
In quel momento, immaginai Sofia con il culo basso e tutti i figli a seguire, pure loro col culo basso.
“No, senti, forse non è bene mischiare lavoro e sentimenti. Restiamo colleghi”.
E sparii.
Lui ora è entrato nella dirigenza dell’Inter, ha un mega attico, la barca, é sempre in viaggio, la moglie non lavora, hanno una colf che vive con loro e i figli, pur piccoli, parlano l’inglese già come l’italiano.
Io, invece, lavoro, sono povera, ma ho avuto due gemelli col culo alto.
Eh eh, son mica scema.