Leggo dall’estero i commenti all’episodio avvenuto qualche giorno fa quando, per uno scherzo televisivo, la cantante Emma Marrone è stata molestata durante un programma diretto dalla De Filippi.

Mentre cantava, è stata palpeggiata da un ballerino finché non ha reagito.

Da un lato abbiamo gli articoli che girano su famose testate internazionali che condannano il maschilismo italiano. Dall’altra i giornali o le pagine Facebook nostrane che difendono il gesto come una bravata, allestita per essere smascherata dalla stessa protagonista.

Non entrerò nel merito delle opinioni, che possono essere filtrate da fattori culturali e stereotipi legati al territorio, ma su quello del senso dell’umorismo. D’altronde siamo un giornale che dell’ironia ne fa uno strumento di comunicazione consapevole.

L’ironia è spesso utilizzata per creare stupore, enfatizzando un punto di vista in modo che il suo opposto  risulti evidente.

Qual era esattamente l’opposto da evidenziare? Che normalmente mentre si è impegnati in un’attività lavorativa (il canto) non ci si aspetta di ritrovarsi una mano su una tetta o che questo non capiti già con frequenza allarmante anche a telecamere spente e in situazioni disparate?

Forse l’intento era creare una trama assurda e vedere come la protagonista riusciva a gestirla. Un po’ come nella favola di Cappuccetto Rosso, quando si piazza una bambina da sola nel bosco con un lupo psicopatico che si traveste da nonna.

Il lieto fine d’altronde era garantito dalla prontezza di spirito della cantante, già ampiamente comprovato in situazioni mediatiche passate. Uscita quasi indenne da un tradimento amoroso, la molestia pubblica era solo un passo dovuto.

Come anticipato, Emma ha reagito prima con fastidio, poi con uno spintone. Ed ecco che tutti possiamo tirare un sospiro di sollievo. Era proprio quello che ci aspettavamo da lei. Solleviamo i calici e brindiamo alla riscossa femminile.

Se non fosse accaduto, comunque il pubblico sarebbe accorso in suo soccorso. Da casa come nello studio, ne eravamo ben consapevoli: “mica era sola”, si potrebbe dire.

Ma diciamoci la verita’: una bella parte del pubblico si sarebbe identificata volentieri con l’aggressore. E forse il divertimento stava tutto qui.

Alcuni poi possono pensare  che con uno spintone la faccenda si risolva da sé.

Potrei suggerire di fare tutte la stessa cosa in situazioni analoghe.

Se attaccate in diretta televisiva, o dietro alle porte di un ufficio, o dalla siepe di un parco pubblico, semplicemente spingete. Ancora una volta, vi diranno che “non siete sole”. Ci sono milioni di occhi indifferenti, o persino divertiti, che vi guardano e pensano che con uno spintone la faccenda si risolva da sé.

Forse qualcuno comunque cadrà, e si spera che non siate voi.

Quanto a farsi una bella risata, potrà essere una risata di imbarazzo o di impotenza, non certo di divertimento.[:]