Ogni artigiano o professionista ha il suo stronzabolario e conoscerne almeno le basi è fondamentale per non rischiare fraintendimenti.

Devi cambiare casa o cercare il tuo primo nido?

Scegli la tua agenzia immobiliare sperando che ti regali gioia e futuri ricordi meravigliosi da sfogliare nell’album della vecchia matrona, davanti al camino, coi nipoti intorno.

Fatto? Ok, adesso attenta, perché il tuo consulente, solitamente belloccio e dai modi garbati, NON PARLA LA TUA LINGUA.

Ti sorriderà con quegli occhietti che in realtà sono impiantati sui bulbi originali della sua testa aliena e ti chiederà: “vuole vedere qualche rustico su terreno edificabile? Costano pochissimo.”

Il rustico, nella nostra lingua, potrebbe essere una casupola antica fatta di mattoni dove in un tempo remoto abitava una famigliola di contadini che curavano il proprio campo svegliandosi alle 4 del mattino. Inutilizzabile ora, certo, ma al suo posto potresti edificare la tua nuova, prima casetta e dalla finestra della camera da letto potresti guardare quei campi, vigorosamente curati con tanto amore e sacrificio dai contadini di cui sopra…

Nello stronzabolario del tuo agente di vendita, invece, trattasi di un masso, piantato su un terreno talmente merdoso che persino l’ortica si rifiuta sdegnosamente di viverci. Il terreno è edificabile in tutto il perimetro del rustico, ma non quello originario, bensì di quello attuale: ci puoi costruire la casa anni ’70 di Barbie, quella stretta stretta su tre livelli e l’ascensore. Basta. Dunque: consiglio di evitare la parola “rustico”.

Passiamo alla seconda opzione pericolosa: casa “da rifinire”.

Tu pensi “non costa eccessivamente, io ci devo fare qualche lavoretto ed è pronta”. Si: nel 3027, quando i pronipoti dei tuoi pronipoti ti verranno a trovare da un altro pianeta, la casa sarà finalmente pronta.

Il tuo agente, in realtà, sta cercando di dirti che la casa va ri-finita, nel senso che dopo l’ultima demolizione devi ri-costruirla dalle fondamenta e ri-finirla una seconda volta. Ti ritrovi con quattro mura, non necessariamente sormontate da un tetto e un grazioso angolino dove qualcuno, in una vita passata, lasciò una scopa e una pezza: è tutto.

Terza opzione (per incontentabili), più costosa ma di un certo livello: casa “con finiture di pregio”.

Tu sei lì che sogni questa villa faraonica con cesso in finiture d’oro (di pregio appunto) così di classe che cagarci dentro ti sembra un’eresia.

Nella lingua del tuo agente immobiliare, “finitura di pregio” è un dipinto fatto “a dito” dal figlio treenne dei precedenti proprietari che raffigura l’Italia, con la Corsica al posto della Sardegna e Domodossola scritto senza doppie. Tutto ciò impreziosisce l’immobile e basta a far schizzare il suo prezzo fino a dieci volte il suo valore.

Queste sono le basi, il minimo indispensabile, fanne tesoro, come quando studi l’inglese alle elementari e impari subito a pronunciare fuck off.