Come in molti sapranno, è recentissima la notizia dell’ennesimo, triste, caso di omofobia, verificatosi a Roma.
Per chi non lo sapesse il fatto è questo: una coppia di ragazzi gay, dopo aver cenato nella Locanda Rigatoni della capitale, si è  vista arrivare uno scontrino che, oltre al conto, riportava insulti omofobi “pecorino no. froci sì”.
La ragione? Avevano scelto una carbonare senza pecorino. E soprattutto sono gay.
A seguito della spaicevole vicenda, i due ragazzi hanno denunicato l’accaduto, si è sollevata una fortissima polemica su web, e il cameriere è stato licenziato.

Spiace sempre che una persona perda l’impiego, ma il cameriere della Locanda Rigatoni lavorava lì molto saltuariamente, quindi ci ha rimesso poco, mentre ci hanno guadagnato i proprietari, con un licenziamento in calcio d’angolo.
La speranza è che la punizione a ‘sto ventenne superficiale e omofobo (perché alla sua età forse va contemplata anche una certa leggerezza d’intenti), molto patetico e per niente divertente, serva come monito per tutti, in primis per i suoi coetanei, perché se è vero che quando parliamo di coppie etero si sottolinea il fattore emozional-sentimentale, nonché il lato romantico tutto bacini e cuoricini, quando invece ci si riferisce all’amore omosessuale fra maschi, gli argomenti sono sempre ‘sti cacchio di trenini e nient’altro (che monotonia oh! Siete così squallidi e poracci anche a letto?) se non le etichette, stampate nelle menti retrograde e sugli scontrini, come in questo caso.
Inoltre è bene che i ristoratori capiscano che i loro locali sono provvisti di licenza pubblica, e pertanto azioni discriminatorie non possono essere accettate, per non parlare della simpaticizzima proprietaria della locanda, che ha inizialmente minimizzato, asserendo che la scritta era dovuta ad un problema del PC (sì, gli scontrini sono preimpostati dal programma ‘C&G: coglionaggine e grettezza’).

Non sono mancati gli striscioni di Forza Nuova fuori dal ristorante, e i commenti di indignazione uguale e contraria, per una punizione troppo forte ed esemplare.
Ma ragazzi, dico: immaginatevi a cena col vostro partner (entrambi etero) e insieme allo scontrino vi arriva un’offesa gratuita, tipo: “pecorino no, brutti come la merda sì”, come vi sentireste?
Quella dei ragazzi in questione doveva essere una cenetta tranquilla che, oltretutto, (parole loro, come riporta la testimonianza scritta) avrebbe sancito l’ufficializzazione precedentemente stentata del loro rapporto.
La parte romanzata del racconto, i dettagli offensivi e i pareri contrastanti degli utenti social li lascio alle comari e ai curiosi-morbosi, anche perché ciascun giornale infiocchetta e ricama come vuole, su una storia già abbastanza squallidamente esemplare di per sé (mentre l’intento della cenetta al lume di candela era mangiare insieme romanticamente e nulla più).
La tovaglia a scacchi si è trasformata in un velo pietoso, da stendere ancora una volta sull’omofobia più becera e tonante, di una società medievale che dovrebbe fregarsene dell’intimità fra due esseri umani, ed occuparsi di ben altro.
No pecorino, sì amore libero. Coglioncello.