Mi trovo sempre a lavorare in quelle camere da letto dove a riposare c’è una neomamma. Sono stanze sempre piene di nonne, zii, nipoti, amiche, fiori, cuoricini, palloncini, pelouches, fiocchi e fiocchettini, e a volte mi chiedo che senso abbia tutto questo nei primissimi giorni.

In quei primissimi giorni in cui lei, la neomamma, è sfinita dopo ore di travaglio o con la ferita del cesareo che pulsa, con i capelli in rivolta e le occhiaie da metronotte, momenti in cui fa sbucare timidamente un seno dalla vestaglia e avvicina goffamente suo figlio, guardandolo come si guarda un diamante, delicato e prezioso. Sarebbe istanti bellissimi, intimi, unici. Se non ci fossero

1 – Le neo-nonne che, appena affiorata la testa del nipote alla rima vulvare, giá avevano l’esclamato in loop la loro tipica frase: “Ma ‘sto figlio non s’attaccaaa!”

2 – Le zie con i nipotini che scorazzano per la stanza, giocano, saltano e urlano: “Viva il cuginetto! Che bello il cuginettoooooooooo!”

3– Le amiche giovincelle della neomamma, col capello fonato che le chiedono, nemmeno fosse andata in guerra, quanti punti ha (?) e quanto le ha fatto male. Come se, ad uno che ha scalato l’Everest, chiedessi: “Quanto hai sofferto?” Prova a chiedergli, invece: QUANTO E’ STATO MERAVIGLIOSO?

Ma tra le presenze inquietanti che gravitano attorno alle partorienti, la più insidiosa in assoluto è la numero 4.

4– La Veterana, incredibile esemplare di mammifero plurifigliato, con sul petto le medaglie al valore per accrescimento demografico del Paese. La veterana posizionerà il neonato, strizzerà i seni come limoni e farà di tutto per far sentire inadeguata le neomamma.

Per non parlare delle numero 5.

5– Il corteo delle Madri Che Sanno. “Aaah, con il mio facevo così, il mio faceva colà!” E forse servirebbe una crema, cremina, olio o unguento miracoloso. Ti do’ un consiglio. Fai questo, fai quello. No, questo. Mai quello. Non dare retta a quelli là!

Un consiglio vero però te lo voglio dare io. Tu, donna, madre stai alla larga. Sii egoista, per una volta sola. Poi la tua vita sarà intera consacrazione. Spegni i cellulari. Taci sulla data presunta. Sbarra il transito alla sala parto. Elimina l’ansia dal tuo momento più bello, bello perché magico, vivo, tuo. Tuo e del tuo compagno. Della vostra nuova famiglia. Assapora l’oceano d’emozione che accompagna il due al cammino dell’essere tre. Viviti il momento in cui, per una notte, una soltanto, tuo figlio sarà tuo. Poi lo consegnerai al mondo, freddo, sporco e pieno di luce. Ci sarà tempo. Da lì in poi, i giorni li conterai alla rovescia. Sei tu la regina della tua dimensione nascita. Che è unica e inimitabile.

Non esiste una sola gravidanza, parto o allattamento che sia perfettamente uguale ad un altro.

Non hai bisogno di nulla. Allontana l’ansia, il rumore, la confusione. Rallenta il tuo ritmo, spegni la luce, ritorna all’origine, ai tempi giurassici. Prenditi la libertà di agire, tentare e, perché no, anche sbagliare.

Non c’è fretta, è tutto nella tua testa.

Tutto già scritto, chiaro e limpido, nel tuo silenzioso istinto.

Che ha sempre ragione.