Solo due giorni fa invidiavo le amiche col riscaldamento autonomo, mentre guardavo il mio armadio bardata come una eschimese, toccando sconsolata i miei radiatori gelati.

Però basta, oggi c’è il sole (che in realtà appare e scompare che manco in Irlanda) e quindi anche se in super ritardo, è arrivato il momento del cambio di stagione nell’armadio.

Mi armo di scala e di buona volontà e comincio il saliscendi. Questo lo metto lì, questo lo tengo qui che non si sa mai, questo lo sposto di la’, questo è meglio che lo rilavi, questo non se ne può più adesso lo do via.

Io, che sono un po’ un’accumulatrice seriale di cose, ho un armadio pieno di pezzi che negli anni si sono stratificati, l’uno sopra l’altro. Si possono anche dividere in categorie.

Ci sono i capi che mi stanno un po’ larghini ma non si sa mai se reingrasso, quelli che mi stanno strettini ma metti che dimagrisco, quelli che non sono proprio all’ultima moda ma a volte ritornano, quelli che in fondo sono classici quindi perché no e quelli che sono ricordi di gioventù che non torna più. Infine ci sono loro, gli acquisti incauti, quelli improbabili. Comprati perché era un “affarone” (ma col senno di poi fanno cacare), quelli presi per una occasione speciale (messi una volta e ciao) e quelli comprati perchè quel giorno ero talmente giù che per risollevarmi ho avuto bisogno di un soprabito laminato fantasia.

Insomma, ho vestiti impossibili da riciclare tra amiche-sorelle-nipoti, evito gli swap party perché anziché liberarmi del superfluo, mi porto a casa di peggio (già fatto). Vorrei riciclarli per chi ha più bisogno, ma so già che anche li non ce la farei. Così pian piano riappendo quasi tutto e richiudo in buon ordine. Come ogni anno, due volte all’anno.

Au revoir vestiti miei, ci rivediamo tra qualche mese.