Le cerco ovunque: sulle riviste, in tv, nei cassetti della cucina mentre preparo gli ennesimi carboidrati amorevoli ma… faccio fatica. Eppure sono sicura che le chef stellate possano illuminare un bel cielo estivo.

Comoda comoda davanti alla tv a fare zapping, mentre mi nutro del mio amatissimo concentrato di pomodoro pachino doc, unicamente coltivato verso sud… scherzavo! Mentre mi sfondo di cioccolato come se non ci fosse un domani (e ho avuto anche il culo di venire al mondo dopo la scoperta del cioccolato) è facile imbattermi in una baraonda di validi chef uomini, i quali, che dir se ne voglia, hanno quella teatralità che, anche se in cucina sei al livello di “Ah, la pasta si cuoce nell’acqua?”, resti comunque incollato a guardarli come un vero intenditore tira stelline.

Gli uomini in cucina sono un pochetto esagerati, ok, va bene: spettacolo, sponsor, share etc… ma a tutto c’è un limite.
Sei un umile cuoco intento a migliorare il tuo piatto e commetti una leggerezza sotto i loro occhi? Sbaaam! A momenti rischi un infilzamento col pesce spada.

Cambi canale e niente… lo chef in questione (sì, sono ovunque, lo sappiamo) guarda la vellutata di piselli, poi guarda le sue scarpe, riguarda la vellutata e poi fulmina l’apprendista chef con un:
“La vellutata non si abbina alla tonalità delle mie scarpe, avevo chiesto un verde pickle, non un banale green desséché, torna quando forse si avvicinerà al verde menta” e butta tutto via. Ciao.

Ricambi canale e finalmente un sorriso lo trovi, sì, quello accanto a te, di tua nonna che intanto è venuta a trovarti e ridendo di gusto chiede che cavolo ti stai guardando e ti riepiloga la ricetta suprema della vera vellutata, tenuta accanto a quella della Coca Cola, ovvio.

Tutte queste complicazioni, queste aitanti scodellate virili, buonissime, professionali, ricercate, certo ma… le donne? Le donne chef?
Pratiche, immediate, semplici, gioiose?

#Uscitele (le chef)

Dite pure ma non riesco a immaginarmi una donna chef che esplode con un
“Qui abbiamo un calamaro accarezzato in piastra, arricchito da una pioggia di ridente pistacchio, su di un letto dondolante di vellutata di basilico e violette vergini della valle de Il Signore degli Anelli, coltivate bio dagli elfi”.
Mi immagino più un:

“Calamari grigliati con una passata di erbe e frutta secca come piace a me. Se volete, assaggiate pure: son buoni!”

E non li butta, manco per scherzo.

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