Lettera aperta alle insegnanti di danza

Carissime maestre,
io non so cosa vi piglia alla fine dell’anno scolastico ma, qualsiasi tipo di danza voi insegniate, vi fate assalire dalla fregola del saggio, trasformandolo in un Armageddon.
Voi pensate che i bambini si divertano, che ai genitori faccia piacere assistere allo spettacolo e soprattutto che voi siate delle brave professioniste.
Ma nessuna di queste cose è vera. 

Qualche questione su cui riflettere per gli anni a venire

1 Il rapimento di minorenni in questo Paese è ancora considerato un reato, quindi i bambini non possono presentarsi in teatro per le prove alle 14 del pomeriggio e uscirne alle 22, abbeverati collettivamente con degli idranti e cibati con un buffet a base di noccioline e pop corn. Si rischia la denuncia.

2 Lo spettacolo finale per dimostrare che i soldi scuciti alle famiglie durante l’anno sono stati ben spesi non giustifica lo sfruttamento minorile a scopi pubblicitari. Vestire 15 bambine da orsetto, con costumi da 20 euro cadauno, e farle vagare sul palco con gli occhi fissi alla quinta dove è sistemata la maestra fantasma non vale il prezzo del biglietto. Non è danza. Non è spettacolo. Non è nulla.
Voi pensate che ci facciano tenerezza, che ci tocchino le corde recondite dell’empatia, ma non è così. Se in un anno non hanno imparato a stare in una fila, a fare un inchino tutte insieme, a fare un plié a tempo, dovrebbero riuscirci proprio la sera del saggio?

3 Anche la permanenza forzata del pubblico in un luogo chiuso, caldo, scomodo e dalla ridotta visuale potrebbe essere configurato come un sequestro di persona. Scelto il tema dello spettacolo, non è obbligatorio svicerarlo tutto, ma proprio tutto. La rassegna in danza di tutti i popoli della terra, vestiti col costume tradizionale, potrebbe permettersi di saltare almeno l’America Latina? E la storia dell’arte in danza, deve prendere ispirazione anche da tutti gli impressionisti???

4 Fissare una data per un saggio non può essere più complicato della gestione dell’agenda politica internazionale. Cosa non è chiaro nello scegliere una giornata prima della fine della scuola? Perché dovrei spostare la nave per la Sicilia per assistere a tre ore di spettacolo, quando potrei di sicuro trovare dell’animazione a buon mercato nel salone centrale durante la navigazione?

5 La convenzione di Ginevra sui diritti umani prevede che le persone possano dire NO.
Comunicare a metà anno che non si intende partecipare al saggio sembra una offesa personale alla Sacra Corona Unita.  La maestra si blocca per un istante, si guarda in giro per vedere se ci sono testimoni, tira un profondo sospiro e poi segnala il suo disappunto rispetto allo stato d’animo della bambina che potrebbe sentirsi esclusa nell’ultimo trimestre, visto che tutte le attività saranno volte all’organizzazione di quella giornata. Niente… l’idea che ai genitori non freghi nulla del saggio non è contemplata e, per evitare di guardarmi continuamente le spalle temendo dei sicari, verso subito la quota e compro i biglietti in prima fila.

Sarà uno spettacolo bellissimo!
E a tutti, buona visione