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sanremo


Prima di questa terza serata mi era caduto l’occhio su un articolo dell’Huffington Post che dice “Perché M. Hunziker è simpatica ma non rappresenta le donne?”.

“E chi l’ha detto che quella poverina debba rappresentarle?” potremmo rispondere.
Sta conducendo un varietà mica sta portando avanti una crociata, santo cielo.
“Il fatto è che Michelle vive il suo sogno da favola perché crede realmente di vivere in una favola e soprattutto, in qualche modo, crede che tutte le donne ci vivano come lei. Si chiama ottimismo certo, ma anche scarso, o nullo, senso della realtà.” scrive la giornalista.
E con favola, si riferisce al fatto che Michelle partorisce senza ingrassare, ha una bella carriera, ride sempre senza fingere.
Ma davvero il fatto che una donna si mostri sempre felice in tv e sui social significa che sta vivendo una favola?
Ma non è che il senso della realtà manca a quelli che credono davvero che quello che i vip espongono sia vero?
Ma soprattutto: conta a fini del ruolo che Hunziker ha su quel palco? NO.
Ha condotto, ha sorriso, ha indossato abiti bellissimi, ha rispettato le regole del Festival. Regole noiose, sì, ma quello non è mica colpa sua.
Qualcuno si è chiesto per caso chiesto: “Favino rappresenta gli uomini?” “Baglioni rappresenta gli uomini?” NO.

Affranta dall’ennesima tirata d’orecchie che le donne ricevono sia se sono belle, sia se brutte, sia se sono musone, sia se sono sempre felici, perché non andiamo mai bene,  ho tifato per Michelle anche ieri sera.

Poi lei è uscita sul palco cantando “I maschi” di Gianna nannini”ed è partita la gag delle signore che, dalla platea, hanno finto di prendersela perché a Sanremo Michelle canta “i maschi” invece di cantare le “donne”.
Allora sono salite sul palco e tutte insieme, tutte diverse, ( wow-c’era persino una con i capelli viola che-svolta-wow ) hanno cantano “Quello che le donne non dicono”.
Perché siamo “dolcemente complicate” “sempre più emozionate” e “delicate”.
Conclusione di Michelle “Sono felice di aver portato la femminilità su questo palco”, “Questa lotta si fa tutti insieme, uomini e donne”.

Sì, ma quale battaglia?
Non si capisce, Michelle, perché far finta di prendersela perché una canzone dice “I maschi” fa sembrare le donne un branco di acide poco rilassate che se la prendono per le stronzate.
Cantare tutte fiere “Siamo dolcemente complicate” “Sempre più emozionate” non. è. un. inno.femminista. È una bella canzone che racconta di un aspetto della femminilità, ma la femminilità non è femminismo.
Il femminismo è una lotta che non racconta le donne ma si batte per l’umanità e i pari diritti, quindi non serve dire “ma io non ce l’ho con i maschi” perché se stai conducendo una battaglia femminista è implicito che non si parli di superiorità e “avercela con” ma eguaglianza. Invece c’è tutto questo blocco culturale, maschile e femminile, che crede non sia così e contribuisce a rendere incomprensibile, a molti, il senso di battaglie sacrosante.

Perché è successo?
Perché Michelle non è impegnata realmente in quella battaglia femminista, ha prestato il volto e un’esperienza personale a Doppia Difesa, un’associazione che, con  la Bongiorno porta avanti proposte di legge anche opinabili, come quella sulla Pas.

Perché qua tutti fanno quello che non vogliono fare, ma che sentono di dover fare. Ecco perché Lo Stato Sociale, pure quando stona, continua ad avere il mio voto perché si/ci chiedono:
“Perché lo fai?[:]