Ormai ci siamo rassegnati allo smart working.

Il mio tavolino da computer incastrato tra l’armadio e la porta della camera da letto non mi pare più così osceno, ho fatto amicizia con tutti i personaggi del quadro appeso alla parete di fronte a me e ho deciso di comprare degli abiti-pigiama a prova di citofonata improvvisa del corriere. Però c’è una cosa a cui non voglio assolutamente rinunciare: le mie pause.

In ufficio le pause sono sempre state sacrosante, scandite dal rumore della macchinetta del caffè che inizia a riscaldarsi e momento irrinunciabile di chiacchiere e pettegolezzi. A casa non è più così, le pause vengono spesso inglobate dalle call, non vai a prendere il caffè in cucina per paura che il tuo bambino ipnotizzato dai cartoni si svegli e si ricordi che ha una madre nella stanza a fianco e inizi a piangere disperatamente. Ma oltre a queste eventualità, che anche l’apertura dei centri estivi ha contribuito a rendere sempre più rare, c’è un altro grande nemico che minaccia le nostre pause, ed è la casa stessa

Quante volte avete messo una lavatrice approfittando dei 10 minuti di pausa a metà mattina, per poi stendere i panni a pausa pranzo e piegarli alle 16? Oppure mentre prendevate il vostro caffè con l’altra mano sgrassavate i fornelli? E la polvere? Quando il piumino si è impossessato di voi e avete iniziato a spolverare compulsivamente mentre mangiavate il vostro panino? 

Questa situazione non può andare avanti: se lo smart working si sta prolungando a tempo indeterminato, io voglio usare il tempo delle mie pause per me, come se fossi in ufficio, o anche meglio, come se fossi da sola in una stanza vuota. 

Voglio pranzare guardando una delle serie che non riesco mai a vedere perché quando la famiglia torna a casa non riesco ad avere un momento solo per me. 

Voglio depilarmi, mettermi lo smalto alle unghie, fare la doccia con la musica di sottofondo!

Voglio prendere il caffè leggendo un libro e staccare la testa non solo dal lavoro ufficiale, ma anche da quello casalingo. Tanto come la polvere non ci ha uccisi quando stavo 8 ore in ufficio, non lo farà adesso.

Quindi, alla faccia del multitasking, io dico no: smart working, non avrai le mie pause!